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Cor 7:30
«Low cost - Continuità, serve il giusto equilibrio»
Ne è convinto Umberto Borlotti: è questa la difficile sfida dei prossimi mesi, considerando che il ridotto numero di vettori disponibili ad operare in Sardegna riduce significativamente il nostro potere contrattuale
«<i>Low cost</i> - Continuità, serve il giusto equilibrio»

ALGHERO - Dopo la presa di posizione di Ryanair che nell'annunciare l'operativo Summer 2025 dalla Sardegna ha chiaramente anticipato l'intenzione di tagliare collegamenti da e per l'aeroporto di Alghero in assenza di interventi diretti al taglio dell'addizionale comunale, l'argomento è ormai d'interesse pubblico. La low cost irlandese, infatti, garantisce la stragrande maggioranza delle connessioni del Riviera del Corallo.

La c.d. addizionale comunale, come molti sanno, nasce con lo scopo di “risarcire” parzialmente i Comuni sede di aeroporto per i possibili danni ambientali come l’inquinamento acustico e atmosferico. Nel tempo, come tante cose in Italia - ricorda Umberto Borlotti, già direttore generale in Sogeaal, la società di gestione dello scalo di Alghero - oltre a crescere sensibilmente passando, da 1,50 a 6,50 euro, si è trasformata in un contributo da versare all’Inps per alimentare, principalmente, la Cassa Integrazione del personale ex Alitalia. Diventando praticamente un’accisa come il contributo per il terremoto del Belice e altri. E ormai, come tutti hanno capito, sulle accise non si fa marcia indietro nonostante le promesse. Per lo Stato vale non meno di 700 Milioni di euro annuali. Per la Sardegna vale circa 35 Milioni di euro annuali.

Questa “tassa” la paga il passeggero, sia in andata che ritorno, al vettore su cui viaggia che a sua volta la verserà alla società di gestione dell’aeroporto di partenza, che a sua volta la verserà all’INPS, che a sua volta non la verserà ai Comuni (se non per pochi spiccioli dallo Stato). «Considerata l’entità dell’importo, io non credo che la richiesta da parte di Ryanair alla Regione Sardegna di farsi carico di questo tributo sia possibile - ammette Borlotti. Inoltre, perché ciò avvenga, occorrerebbe anche un preventivo passaggio autorizzativo nella finanziaria dello Stato; come avvenuto per altre due regioni, ma per importi decisamente più bassi (centinaia di migliaia di euro). Io penso che, al di là della pressione dei vettori, l’obiettivo regionale sia quello di utilizzare le risorse economiche disponibili in maniera ponderata e mirata. Occorre mettere in evidenza che il traffico aereo in Sardegna è fatto di due componenti: quello primario con valenza sociale, la c.d. Continuità Territoriale, e quello primario con forte valenza economica, le c.d. low-cost-charter-aviazione generale etc».

«Prendendo in esame queste due componenti si deve evidenziare il fatto che i voli in C.T. sono utilizzati per circa il 50% da non residenti, e quelli low-cost per il 50% dai residenti. Questo significa che se “i non-residenti” non volassero sui voli in C.T. i voli onerati non sarebbero sostenibili con le tariffe agevolate, e che se i residenti non volassero sui voli low-cost avremmo certamente meno voli con tariffe più alte. Lavorare per trovare il giusto equilibrio fra queste due componenti costituisce la difficile sfida dei prossimi mesi, considerando che il ridotto numero di vettori disponibili ad operare in Sardegna riduce significativamente il nostro potere contrattuale. Sono anche convinto che un’operazione di riduzione di alcuni costi aeronautici non debba gravare solo sul Pubblico, ma debba vedere coinvolti anche importanti settori privati che traggono il maggior ritorno dal turismo» chiude Umberto Borlotti (nella foto).



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