S.A.
14:19
Trapianti, ok a protocollo regionale donatori
Il provvedimento mira ad ampliare la possibilità di donazione di organi a quei casi nei casi in cui l’evento di morte a causa di arresto cardiocircolatorio sia prevedibile e atteso per le condizioni irreversibili (terminali) del paziente
CAGLIARI - «Con la definizione del protocollo sulla donazione d’organi a cuore fermo controllato ampliamo la platea dei potenziali donatori in Sardegna e rafforziamo la rete trapianti regionale definendo percorsi organizzativi in linea coi più alti standard nazionali, per offrire nuove opportunità di vita a tanti pazienti in lista d’attesa nella nostra isola». L’assessore della Sanità Armando Bartolazzi commenta così il via libera ieri in Giunta al "Protocollo regionale di donazione di organi da donatore a cuore fermo controllato (cDCD)". Il provvedimento mira ad ampliare la possibilità di donazione di organi a quei casi nei casi in cui l’evento di morte a causa di arresto cardiocircolatorio sia prevedibile e atteso per le condizioni irreversibili (terminali) del paziente, da cui deriva la sospensione dei trattamenti sanitari condivisa coi congiunti e rigorosamente indipendente dalla possibile donazione. L’accertamento di morte avviene in questi casi con criteri cardiologici (Donor after Circulatory Death - DCD), diversamente da quanto accade per i donatori in morte encefalica, nei quali l’accertamento di morte viene effettuata con criteri neurologici (Donor after Brain Death - DBD programma già da anni regolarmente svolto nella nostra Regione).
«L'obiettivo principale di questo protocollo è quello di aumentare il numero di donazioni, dato che quelle provenienti da donatori con accertamento di morte neurologico sono ormai stabili e non più in crescita. Questo incremento è considerato fondamentale per garantire una migliore qualità di vita a un numero sempre maggiore di persone con insufficienze d'organo» afferma l’assessore. «Il protocollo sulla donazione a cuore fermo controllato - prosegue l’Assessore Bartolazzi - arriva al termine di un percorso che ha previsto preliminarmente l’istituzione di un tavolo tecnico regionale che ha lavorato in questi mesi per definire nei minimi dettagli i criteri per l’individuazione dei potenziali donatori cDCD, la valutazione dei parametri di inclusione o esclusione, le fasi della donazione, il coinvolgimento consapevole dei familiari, la gestione del prelievo, il ruolo di coordinamento del Centro Regionale Trapianti e dell’organizzazione clinica che richiede un alto grado di complessità». «Un aspetto particolarmente delicato della donazione a cuore fermo - spiega ancora Bartolazzi - è rappresentato dalla certificazione di morte con criteri cardiologici che in Italia può avvenire solo dopo venti minuti di arresto cardiaco registrati con elettrocardiogramma, per cui, per evitare che gli organi possano subire danni occorre mettere in atto tecniche specifiche e un rigoroso rispetto dei tempi, che presuppone una elevata professionalità ed una perfetta sinergia tra i diversi operatori».
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