Le immagini e le testimonianze del 29 gennaio del 2015. Sono passati ormai dieci anni da quando la città di Alghero, una delle primissime in Italia, scelse per la chiusura del campo che ospitava decine di rom di generazioni diverse
ALGHERO - Erano le ore 8.30 del 29 gennaio del 2015. Un paio di ruspe in azione per buttare giù le casette in legno in quello che era a tutti gli effetti un ghetto malsano alle porte di Alghero, nella pineta dell'Arenosu a due passi da Fertilia. Sul
Quotidiano di Alghero il video in diretta dal campo rom, divenuto uno dei simboli locali dell'inciviltà e discriminazione: immagini passate prepotentemente alla storia.
Sono trascorsi ormai dieci anni da quando la città di Alghero, una delle primissime in Italia, scelse per la chiusura del campo che ospitava decine di rom di generazioni diverse: così a scontrarsi era la malinconia degli anziani, radicati tra le pozzanghere e i pini di Fertilia, con l´entusiasmo dei giovani che intravedevano una nuova vita [
GUARDA LE TESTIMONIANZE]. La scelta radicale di superamento dei campi dell'allora sindaco
Mario Bruno fu presa ad esempio nel Senato della Repubblica col Rapporto Annuale sulla condizione di rom e sinti in Italia, che focalizzava l´attenzione proprio sul caso-Alghero. Fu un'azione corale che impegnò duramente la macchina amministrativa, le forze dell'ordine e tante realtà organizzate del territorio.
Per la maggior parte delle famiglie, a distanza di anni, la vita è davvero cambiata. Quasi tutti i ragazzi nati in quel campo oggi frequentano le scuole cittadine ed ha imboccato la strada dell'integrazione, pur nelle difficoltà che ancora oggi non mancano. Rimane il problema della bonifica dell'area che a distanza di tanti anni non si può dire ancora conclusa: ma questa è un'altra storia.