S.A.
11:19
Export sardo cresce: +9,6% nel 2024
Secondo i dati più recenti di fonte ISTAT, nei primi nove mesi dell´anno appena concluso si è registrata una variazione del +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Eppure aleggia l’ombra delle misure protezionistiche degli USA
CAGLIARI - Si conferma la tendenza positiva che aveva caratterizzato l’export sardo nella prima parte del 2024. Secondo i dati più recenti di fonte ISTAT, nei primi nove mesi dell'anno appena concluso si è registrata una variazione del +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il valore complessivo dei prodotti isolani venduti all’estero è passato da 4,9 miliardi a 5,4 miliardi di euro, segnando un incremento di oltre 460 milioni di euro. Se la seconda metà dell’anno confermerà queste tendenze, il 2024 potrebbe chiudersi con un bilancio superiore agli 8 miliardi di euro, avvicinandosi al record di 8,9 miliardi registrato nel 2022. È quanto si evince da un dossier del Centro Studi della Cna Sardegna che – pur evidenziando una crescita importante dell’export sardo – lancia l’allarme per le esportazioni agroalimentari sarde, messe a rischio dalle politiche protezionistiche annunciate dal rieletto presidente USA Donald Trump. Il mercato USA nel 2024 ha infatti assorbito oltre il 52% delle vendite di prodotti agroalimentari sardi e la ancora scarsa diversificazione dei mercati di sbocco potrebbe penalizzare non poco le imprese sarde.
La ricerca della Cna sottolinea come, escludendo il settore della raffinazione petrolifera (che rappresenta oltre l’80% dell’export totale), la crescita annua è arrivata fino a quasi il +33%. Tra i principali traini dell’export sardo figura l’agroalimentare (+9,6%), che si prepara a chiudere l’anno con un nuovo incremento, proseguendo il trend positivo che dura ormai da sei anni. In particolare, il settore caseario, tradizionalmente rilevante, ha subito un rallentamento durante il trimestre estivo, mentre sono emersi con forza il settore vitivinicolo, quello della pasta e, ancora una volta, il comparto oleario, che ha già superato il record di vendite del 2023. Rimanendo nell’ambito manifatturiero, il settore chimico-farmaceutico ha mostrato una notevole ripresa (+67%), tornando ai livelli del 2022 dopo il calo significativo nel 2023. Il settore della lavorazione dei metalli ha registrato un'impressionante crescita (+80%), seguito da macchinari e apparecchiature (+50%) e tessile (+47%). Al contrario, si rilevano flessioni nelle vendite di prodotti in legno, carta e stampa (-8,5%) e di minerali non metalliferi (-11,9%).
Eppure, come detto, sull’export sardo aleggia l’ombra delle misure protezionistiche degli USA. «Nello scenario futuro aleggia il rischio di un’escalation commerciale tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina e che potrebbe coinvolgere anche le produzioni europee - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna –. La Sardegna, se si considera l’export di prodotti manifatturieri al netto del settore petrolifero, è la sesta regione italiana per esposizione verso il mercato statunitense, con oltre il 14% del fatturato estero registrato dai produttori isolani nel 2024. Il settore in assoluto più esposto è quello agroalimentare, uno dei principali bersagli delle politiche protezionistiche adottate dagli USA negli ultimi 15 anni. Il rischio è che, a causa di una difficoltà strutturale nella diversificazione dei mercati di sbocco, l’aumento dei dazi possa penalizzare enormemente i produttori agroalimentari sardi (soprattutto di formaggi e vini), che rischiano di subire danni economici significativi».
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