GMZ
7 gennaio 2025
Elezioni anticipate, una strada per non soccombere
Quello combinato da Alessandra Todde, Ettore Licheri ed il suo staff è un pasticcio. Un gran pasticcio, da qualunque parte lo si legga. Che coinvolge e travolge potenzialmente tutto e tutti, Partito democratico in testa. Il rischio è una lunga e pericolosa agonia politica
In assenza di certezze giuridiche, converrebbe evitare di farsi ancora più male. Perché la tranquillità ostentata di queste ore, genera già nuovi timori. Fino a ieri non c'era proprio niente di politico, da oggi in poi ogni mossa, ogni movimento e ogni decisione avrà invece ripercussioni nette e dirette di sola ed esclusiva natura politica. Ecco perchè le dimissioni e successive elezioni anticipate potrebbero davvero essere l'unica strada per non soccombere. Per evitare la lunga e pericolosa agonia che potrebbe deteriorare non soltanto l'immagine della prima governatrice sarda della storia, ma quella di un'intera coalizione. Quello combinato da Alessandra Todde, Ettore Licheri ed il loro staff, inutile girarci attorno, è un pasticcio vero. Un gran pasticcio, da qualunque parte lo si legga. Che coinvolge e potenzialmente travolge tutto e tutti, col Partito democratico in testa.
Se è vero infatti che dalle «accuse» ci si difende nelle competenti aule esattamente come dai processi ci si difende «nei processi», è altrettanto palese quanto la natura delle contestazioni sollevate dal Collegio di Garanzia della Corte d’Appello di Cagliari, che ha dichiarato la decadenza della Presidente Todde inoltrando le carte per i successivi atti di propria competenza a Magistratura e Consiglio regionale, rientrino non certamente tra i reati più odiosi di malaffare-politico a cui gli italiani sono peraltro abituati. Motivo per cui, dalla sfera giuridica, potrebbe essere conveniente allontanarsi il prima possibile (sempre che non spunti fuori anche un'inchiesta per «falso in atto pubblico»). Avendo la presidente pentastellata inanellato una serie di violazioni delle norme che presiedono alla regolarità contabile della propria campagna elettorale, e queste, come documentato, comportano una decadenza dalla carica, perché costruire fragili castelli, col rischio di nuove e gravi contraddizioni.
C'è una strada per non soccombere, non facile da far digerire ai consiglieri regionali eletti, quella delle elezioni anticipate. Certamente difficili da rivincere a distanza di un solo anno, sarebbero comunque più competitive all'indomani della malaugurata decadenza nel 2026. Seppur termine ancora innominabile, il «voto» anticipato potrebbe essere davvero la strada meno scomoda per rimettere apposto i cocci difficilmente ricongiungibili col passare dei mesi. E' per queste ragioni che pezzi del Partito democratico, seppur dall'entourage della Todde ancora ostracizzate e ripudiate, starebbero realmente pensando alle urne. E riflettendoci anche per l'immagine della presidente-imprenditrice potrebbero essere un toccasana, così come per il Movimento 5 Stelle, in questi giorni bui bollato di «sciatteria politica» e «incompetenza amministrativa» a reti unificate.
Alessandra Todde potrebbe dare ancora dimostrazione della «differenza» sempre rimarcata tra lei e gli altri candidati di destra, ben sapendo che i rilievi contestati altro non si tradurrebbero che in «pagliuzza amministrativa» rispetto alle «travi» su cui altri autorevoli ministri e onorevoli si sono in questi anni sbattuti. In sostanza, si tratterebbe di sostenere con onore la strada più nitida e realistica dell’errore che in buona fede si è commesso, accettando di ridare la parola al popolo sovrano che nel frattempo - dopo circa un anno di cura - si avrà pur fatto un'idea di quanto il governo regionale con a capo Alessandra Todde presidente, il vice Giuseppe Meloni, con l'intera squadra pentastellata capitanata da Desiré Manca al lavoro, Bartolazzi alla sanità e quella democratica stia intervenendo nei settori nevralgici della società sarda. A quel punto, non rimarrebbe altro che un chapeau.
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