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GMZ 7:50
Circonvallazione, pesanti impatti sulla città
Dopo un lungo iter amministrativo, la città di Alghero ha visto lo sblocco dei lavori per la realizzazione di due importanti infrastrutture stradali: la circonvallazione e l´ultimo lotto della strada statale 291 "della Nurra". Emmanuele Farris, docente di Botanica dell´Università degli Studi di Sassari parla degli impatti sul territorio
<b>Circonvallazione</b>, pesanti impatti sulla città

ALGHERO - Queste due importanti arterie, attese da anni soprattutto per decongestionare il centro città dal traffico caotico nei mesi estivi, vanno ad impattare per la quasi totalità del loro percorso lineare agroecosistemi di pregio, in particolare oliveti che da diversi secoli circondano la città, costituendo un vero anello verde, in inglese definito green belt. Una vasta letteratura scientifica ha evidenziato da tempo l'importanza delle green belts attorno ai centri urbani, quali infrastrutture verdi capaci di fornire alle comunità e ai territori numerosi servizi ecosistemici: dalla produzione di ossigeno al sequestro del carbonio atmosferico, dalla mitigazione del clima e del rischio idrogeologico alla produzione di cibo, dalla conservazione della biodiversità fino al benessere psicofisico dei cittadini. Tutti questi servizi ecosistemici si riscontrano perfettamente nella fascia olivettata che circonda Alghero. Si tratta per lo più di impianti estensivi intercalati da orti e frutteti, che quindi preserva una notevole quantità di varietà orticole e frutticole locali di inestimabile valore, anche di tipo storico e identitario, oltreché agronomico e quindi economico. Inoltre, queste campagne erano attraversate da una rete capillare di cunette, muretti e siepi di confine, un insieme di corridoi ecologici stretti e larghi, che hanno favorito lo spostamento di piante e animali dalle campagne verso la città, oltre al lento e innocuo deflusso delle acque piovane, attraverso un agroecosistema altamente permeabile e connettivo.

Recenti ricerche svolte dall'Università di Sassari nell'ambito del progetto PNRR Ecosystem of Innovation for Next Generation Sardegna (e.INS) Spoke 09 Patrimonio Ambientale, gruppo di ricerca Infrastrutture verdi coordinato dal Prof. Emmanuele Farris, hanno evidenziato che in 1 ettaro di oliveto estensivo è possibile rinvenire dalle 100 alle 130 specie di piante selvatiche, tra le quali anche specie di orchidee spontanee e numerose altre di notevole interesse. A questo si deve aggiungere che, trattandosi per lo più di alberi vetusti, oltre ad avere dimensioni notevoli e talvolta monumentali, i nostri olivi secolari sono spesso cavi, costituendo pertanto un luogo di rifugio e riproduzione per molti animali selvatici, in particolare specie di uccelli altrove poco comuni: negli oliveti algheresi sono abbondanti tutte le specie di rapaci notturni (assiolo, barbagianni e civetta), picchi, upupe, e numerose altre specie, anche di rettili, mammiferi e invertebrati. Alla luce di questi dati, e anche di tutto ciò che gli oliveti rappresentano a livello economico, affettivo e paesaggistico per la comunità Algherese, è opportuno domandarsi se e come sia possibile conciliare le esigenze infrastrutturali con quelle ecosistemiche, ricordando che tanto le une quanto le altre concorrono al benessere e al progresso della nostra società.



Il modello non sembra essere la circonvallazione: quest'opera, già in avanzato stato dei lavori, dal punto di vista ecologico è stata inserita nel territorio con criteri obsoleti. Solo per gli olivi infatti è stato fatto un tentativo maldestro di espianto e reimpianto in aree circostanti, tentativo che, senza tutte le attività preparatorie necessarie per alberi così grandi, ha avuto un sostanziale fallimento con un'altissima mortalità degli olivi espiantati (stimabile in circa l'80%). A quanto ci è dato sapere nessun censimento delle altre specie da frutto né delle specie spontanee botaniche e faunistiche è stato fatto: tutto è stato raso al suolo dai cingolati senza nessun tentativo di salvare almeno qualcosa. In più, il punto di contatto tra la sede stradale e le campagne circostanti è costituito quasi ovunque da muri in cemento, una barriera insuperabile sia per la fauna sia per le acque piovane. Al momento nessuna traccia di ecodotti, cioè di passaggi guidati per gli animali che, insieme ad opportuni dissuasori, dovrebbero evitare l'ingresso della fauna nella sede stradale preservando al contempo la loro vita e salvaguardando la sicurezza degli automobilisti. Insomma nessuna traccia di “nature based solutions”, cioè di accorgimenti procedurali e strutturali a basso impatto, basati su strutture e processi naturali che ispirano la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture. È questo un modello sostenibile per il territorio algherese?



Ricordiamo che queste infrastrutture stradali insistono principalmente su substrati alluvionali, quindi di per sé fragili. E va ricordato anche che queste infrastrutture sono state calate sul territorio senza che la città disponesse di quegli strumenti di pianificazione urbanistica (PUC in primo luogo, ma anche piano del traffico e piano del verde) che potessero garantire una armonizzazione tra verde e cemento. È necessario quindi che cittadini e amministratori facciano una riflessione, partendo da alcune domande che ci permettiamo di sollevare. Innanzitutto: è possibile immaginare e realizzare per l'ultimo lotto della Sassari-Alghero un inserimento nel territorio meno impattante rispetto alla circonvallazione, che preveda l'espianto e il reimpianto non solo di quanti più olivi possibile, ma anche di una parte degli alberi da frutta? Che preveda almeno in parte, laddove possibile, l'inserimento nelle aree prossime all'opera degli elementi residuali del paesaggio agrario come siepi, singoli alberi e boschetti? Quali sono le infrastrutture verdi progettate a fianco delle infrastrutture viarie? È in programma il censimento degli alberi e degli altri elementi del verde ante operam (cioè prima che inizino i lavori) e la successiva predisposizione del bilancio del verde, cioè una sorta di contatore degli alberi abbattuti e degli ettari di verde persi e conseguenti misure di compensazione del verde perduto per realizzare l'opera?



È possibile pensare ad un sistema ragionato di dissuasori ed ecodotti per la fauna? Quali interventi sono previsti per la mitigazione dell'inquinamento acustico e atmosferico causati da queste infrastrutture lineari, che andranno ad impattare sulla qualità della vita dei quartieri adiacenti alle due strade? Sono previsti, o sarebbe possibile realizzare, incontri con i cittadini non solo per spiegare loro lo svolgimento dei lavori ma anche per coinvolgerli sin da ora nell'adozione e manutenzione delle infrastrutture verdi adiacenti? «In conclusione, è urgente che la comunità Algherese prenda coscienza che queste due opere, se da un lato costituiscono un indubbio progresso infrastrutturale per la città, dall'altro, se non saranno affiancate da adeguate infrastrutture verdi ed azioni di corretto inserimento nel territorio e di mitigazione degli impatti, potranno causare effetti negativi sulla connettività ecologica del territorio, sui servizi ecosistemici e quindi sulla qualità della vita dei cittadini, soprattutto di chi vive nelle aree prossime a queste due infrastrutture stradali, mentre a livello paesaggistico e territoriale, se non mitigata da adeguati interventi, l’ulteriore frammentazione ed erosione del patrimonio olivicolo algherese metterà in seria discussione l’immagine di Alghero quale città dell’olio» chiude Emmanuele Farris, docente di Botanica dell'Università degli Studi di Sassari.



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