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Carlo Mannoni 17 ottobre 2024
L'opinione di Carlo Mannoni
L’ultimo dei gesuiti
<i>L’ultimo dei gesuiti</i>

Potrebbe essere il titolo di un libro sulla storia romanzata dei gesuiti ad Alghero, scritto da qualcuno degli storici e scrittori algheresi. È invece pura realtà, e come ci ha appena ricordato il coordinamento di Sardenya i Llibertat, “l’ultimo dei gesuiti” non è un’evocazione romantica o nostalgica di un tempo irrimediabilmente passato, con l’ultima tonaca nera che lentamente si allontana silenziosa sino a scomparire dal nostro orizzonte spirituale, che si sia credenti o meno. Sotto quella tonaca c’è un gesuita in carne ed ossa, ormai vecchio e malato – l’ultimo rimasto a presidiare fino all’altro ieri il grande complesso della Chiesa di San Michele ad Alghero e la canonica, un tempo sede del Collegio Compagnia di Gesù – che ha lasciato definitivamente il presidio fisico e spirituale un tempo assai caro agli algheresi. La sua immagine sfumata in dissolvenza, porta via con sé i ricordi e un pezzo di storia della comunità algherese densa di apostolato, assistenza spirituale e materiale, cultura religiosa e laica. Una comunità dapprima raccolta nel centro storico, e poi via via allargatasi nella nuova Alghero moderna e nei suoi quartieri con le diverse parrocchie subentrate alle chiese storiche. Potremmo dire che ancora una volta la storia si è cimentata in una delle interruzioni di percorso di cui è costellata. Dal vescovo Andrea Baccallar che nel corso del 1500 accolse ad Alghero i gesuiti, a papa Clemente XIV che nel 1773 soppresse l’ordine religioso; da papa Pio VII che nel 1814 lo istituì di nuovo, alla legge del Regno di Sardegna del 29 maggio 1855 che abrogò il riconoscimento civile a numerosi ordini religiosi, tra i quali quello dei gesuiti; da padre Giacomo Bacigalupo che, coadiuvato dal vescovo di Alghero monsignor Adolfo Ciuchini, riportò nel 1950 i padri gesuiti ad Alghero, a padre Antonio Tore, l’ultimo dei gesuiti, appunto, col quale si chiude un altro pezzo dell’esistenza della chiesa di San Michele. La storia avrà un altro dei suoi ritorni per cui potremo rivedere ancora i gesuiti nella loro sede ad Alghero? Chissà! La storia stessa non ha mai fretta e impone una paziente attesa che non ammette deroghe. E che pazienza sia, dunque, sperando che la grande porta della chiesa di San Michele sulla via Carlo Alberto, ad Alghero, possa di nuovo aprirsi al visitatore laico e religioso, come un tempo. La mia non è solo nostalgia ma un sentimento di non rassegnazione e di invito alla speranza che prorompe in chi come me, pur profondamente laico, avverte ancora viva in sé la spiritualità che da ragazzo e da adulto sentiva nel fare ingresso nella chiesa ora chiusa.
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