S.A.
4 aprile 2024
La danza di Sofia Nappi in un tour nell´Isola
In cartellone giovedì 4 aprile alle 21 all´AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, venerdì 5 aprile alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, sabato 6 aprile alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri e domenica 7 aprile alle 21 al Teatro Costantino di Macomer
CAGLIARI - Il tempo sospeso e la solitudine dei corpi in “IMA”, una creazione originale della coreografa Sofia Nappi, ideata durante la pandemia e il “distanziamento sociale”, per un'indagine sul silenzio e il vuoto dell'assenza e sulla relazione con l'altro da sé (produzione Sosta Palmizi e Komoko / Sofia Nappi) in cartellone giovedì 4 aprile alle 21 all'AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, venerdì 5 aprile alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, sabato 6 aprile alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri e domenica 7 aprile alle 21 al Teatro Costantino di Macomer sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Danza firmata CeDAC Sardegna.
Sotto i riflettori Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Glenda Gheller, India Guanzini e Paolo Piancastelli interpretano un affascinante racconto per quadri, in cui scorrono le immagini delle differenti età della vita, tra la fragilità della vecchiaia e l'energia della giovinezza, per dare forma a uno spettacolo poetico e visionario.
«Ci siamo ritrovati soli nella nostra vera casa – il corpo – dove la principale dimensione temporale tangibile è il presente, dove il nostro esistere diventa più sensibile alle piccole cose» – sottolinea Sofia Nappi, che ricorda come dall'isolamento scaturisca una più profonda e autentica necessità di confronto e contatto, e come, mettendosi in una condizione di ascolto, sia possibile «percepire chiaramente che tutto, dentro e intorno, non si è fermato, ma è in continuo divenire in una danza che è interconnessione universale». “IMA” – che rimanda al termine giapponese per definire “il momento presente” ma anche, in una curiosa assonanza, alla parola che in aramaico ed ebraico significa “madre”, «nella sua accezione di rinascita e rinnovamento» – è un'opera coreutica immaginifica e ricca di simboli, trasfigurazione di un'epoca drammatica e traumatica che può condurre a una rigenerazione – fisica e spirituale.
Nella foto (di Monia Pavoni): una scena dello spettacolo
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