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2 aprile 2024
«I chioschi non sono discoteche»
Lo dichiara Piero Muresu, presidente provinciale del SILB Nord Sardegna, l’associazione che riunisce le imprese che operano nel settore dell’intrattenimento da ballo e di spettacolo.
SASSARI - «I chioschi non sono discoteche. Ed è un bene che a ribadirlo sulla stampa locale sia stato il sindaco di Quartu Sant’Elena, Graziano Milia, impegnato a rivedere i criteri per la gestione e regolamentazione di tutte quelle attività, come bar, ristoranti e circoli che durante la notte, ove questo accada, si trasformano in vere e proprie discoteche (abusive!)». Lo dichiara Piero Muresu, presidente provinciale del SILB Nord Sardegna, l’associazione che riunisce le imprese che operano nel settore dell’intrattenimento da ballo e di spettacolo.
«Partiamo da un presupposto, – prosegue Muresu – tutti hanno diritto di lavorare. Ma lo si deve fare all’interno delle norme. Le discoteche, ad esempio sono sottoposte a una regolamentazione molto rigida, soprattutto in termini di sicurezza. Per poter aprire i battenti, ad esempio, non si può prescindere da figure professionali certificate. Mi riferisco a chi si occupa di antincendio e vigila affinché tutti possano divertirsi senza correre alcun pericolo. Nei bar, nei circoli, nei ristoranti e nei vari chioschetti, non solo quelli a cui fa riferimento il primo cittadino di Quartu, tutte queste leggi non vengono rispettate e ognuno fa come gli pare».
Muresu fa il punto anche su altri aspetti legati ai locali che propongono musica: «Non parliamo poi della Siae che devono pagare le discoteche. Una cifra sensibilmente più alta di quella richiesta ad altri tipi di attività che poi però diventano discoteche abusive. Ci sono poi l’Iva, l’Isi: un ginepraio di oneri a cui adempiere. Milia fa bene a intraprendere questo percorso per stroncare questa “malamovida”. Non prendiamoci in giro: le regole ci sono e sono chiare ma è inutile se non le fai rispettare. Di queste problematiche ho parlato a più riprese anche con l’ex prefetto di Sassari, Paola Dessì, affrontando anche il tema dei giovani che, già un po’ alterati dall’alcool, vagano da un locale all’altro, anziché “approdare” prima in discoteca. Da noi i ragazzi arrivano troppo tardi ed è per questo che siamo costretti a rimanere aperti sino alla mattina successiva. Razionalizzare gli orari e “accorciare” la notte, permetterebbe a tutti di lavorare meglio: un pensiero, condiviso da molti sindaci del territorio, che speriamo possa presto portare a un incontro e a un coinvolgimento di Emiliano Deiana, presidente dell’Anci Sardegna, l’associazione che raggruppa tutti i comuni italiani. Senza dimenticare, credo sia scontato, che una movida ben gestita possa solo accrescere in modo rilevante l’attrattività turistica del nostro territorio, affacciato sul Mediterraneo in cui insistono altre realtà che cavalcano bene questo tipo di offerta».
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