S.A.
21 febbraio 2024
Detenuta incendia una cella a Bancali
Al Reparto infermeria del carcere femminile di Bancali a Sassari, una detenuta ha dato fuoco alla propria cella: la denuncia Antonio Cannas, Delegato nazionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
SASSARI - Ieri mattina, al Reparto infermeria del carcere femminile di Bancali a Sassari, una detenuta ha dato fuoco alla propria cella. Lo denuncia Antonio Cannas, Delegato nazionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Il personale di Polizia Penitenziaria è prontamente intervenuto per spegnere l'incendio e portare fuori dalla cella le altre detenute presenti. L’intervento risolutivo della Polizia Penitenziaria è stato tempestivo e provvidenziale, anche se è stato reso complicato anche al fumo provocato». Cannas lancia, infine, “una frecciata” ai politici che erano stati a Bancali solamente per accertare le condizioni di un detenuto ‘eccellente’: «Siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze e situazioni di grande allarme, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Non se sono accorti, ad esempio, quei parlamentari accorsi a Sassari per Alfredo Cospito solo per fare demagogia e propaganda politica?».
Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece stigmatizza i gravi episodi avvenuti del carcere di Bancali, a Sassari, ed esprime solidarietà alle unità del Corpo coinvolte: «Con questi ulteriori gravi eventi critici, sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutte le colleghe ed i colleghi della Casa circondariale di Bancali: e questi ultimi episodi devono far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni».
|