Carlo Mannoni
26 gennaio 2024
L'opinione di Carlo Mannoni
La giacca di velluto
La giacca di velluto. Da ragazzo fu uno dei miei più grandi desideri nel vestire, purtroppo insoddisfatto. Ne portava una un mio amico poco più grande di me, ad Alghero, e gliela invidiavo tanto che gli avrei chiesto di prestarmela almeno per “un giro”. Altre finanze quelle della sua famiglia rispetto alla mia. Prima dei bei abiti confezionati dall’abile sarto Ninetto Marras della città, la mia prima giacca della quinta ginnasio fu quella di uno dei miei fratelli, opportunamente “rivoltata” da mia madre tanto da apparire nuova. La prima volta che la indossai mi illusi di aver superato l’esame dei compagni e compagne della classe sinché uno di questi, anche lui molto elegante nel vestire, mi chiese in tono critico come mai avessi il taschino della giacca posizionato sulla destra e non sulla sinistra come sarebbe dovuta essere. Esaudii il desiderio della giacca di velluto a 26 anni, un anno dopo essere stato assunto alla Regione. Uno splendido capo in tessuto liscio di color marron scuro acquistato da Castangia, nella via Garibaldi a Cagliari, dove se avevi soldi entravi vestito così così e ne uscivi elegantissimo. Ho avuto in seguito qualche altro capo in velluto ma mai uno confezionato da “su Mastru e pannu” Paolo Modolo, l’artista del taglia e cuci il velluto e l’orbace, ieri purtroppo scomparso. D’un tratto, da grande, mi era venuto il desiderio di uno dei suoi capi in velluto, un desiderio simile a quello da ragazzo e come quello rimasto insoddisfatto. Da giovani i desideri si proiettano nel futuro, avanti nell’età spesso dapprima si rinviano e poi si accantonano.
*di Carlo Mannoni
|