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28 dicembre 2023
A passeggio per la Juharia, l’antico quartiere ebraico
Tra edifici, torri e viuzze che riportano al lontano medioevo per riscopire la storia degli Ebrei di Alghero
Ad Alghero, oltre alle bellissime torri e mura che circondano la città vecchia, si può visitare quel che resta dell’antico quartiere ebraico, sede della ricca comunità che visse in quei luoghi tra il XIV e XV secolo. Quella degli Ebrei in Sardegna è una lunga storia che ha come prima data documentata l’anno 19 dopo Cristo, quando L’imperatore Tiberio fece deportare quattromila ebrei provenienti da Roma sull’isola. Con il dominio degli Aragonesi arrivarono dalla Spagna anche numerose comunità ebraiche e più avanti gli ebrei fuggiti dalle persecuzioni di cui erano vittime nella città di Marsiglia. Due furono le città che ospitarono il maggior numero di ebrei in Sardegna: Cagliari ed Alghero. Quest’ultima accolse la comunità più vasta presente in tutta l’isola, che prosperò e visse tranquillamente a contatto con gli abitanti del posto per molti anni. Nel 1492, però, a seguito del decreto dell’Alhambra, i due re cattolici Ferdinando II d’Aragona e d Elisabetta di Castiglia rendevano obbligatorio espellere dai territori sotto il domino della Spagna tutte le comunità ebraiche, a meno che non sopraggiungesse una totale conversione alla religione cattolica. Nella cittadina algherese sono rimaste molte testimonianze che raccontano il passaggio di questa comunità e dell’apporto economico ed architettonico all’interno delle mura del centro storico; una su tutte la “Torre degli Ebrei, meglio conosciuta come “Torre di Porta Terra”.
Il turista in visita nella Riviera del Corallo la riconoscerà certamente per la presenza, al suo interno, dell’ufficio informazioni che fornisce la documentazione relativa al patrimonio culturale del territorio, ma anche per il monumento ai caduti di tutte le guerre che è stato inserito dove un tempo era presente il portale di ingresso alla città. Il nome “Torre degli Ebrei” lo si deve al fatto che per la sua costruzione furono ampiamente usati i contributi, sia in campo economico che di forza lavoro, della comunità ebraica. Dopo il decreto di espulsione, tra le famiglie ebree che restarono in città ci furono i Carcassona, provenienti dalla Francia, che, per non incombere nella pena di morte, optarono per la conversione al cattolicesimo. Esempio del potere economico di questa famiglia è il “Palazzo Carcassona”, edificio storico del XV secolo, situato in via Sant’Erasmo, nel cuore della città antica in cui si trovava “il ghetto”. Erano così benestanti che si potevano permettere di finanziare le spese militari del vicerè Ximenes Perez. L’area di pertinenza degli ebrei risultava quella più ad ovest, tra la Piazza Duomo, i bastioni Marco Polo ed i bastioni Magellano e Pigafetta. Nel ghetto era presente il cimitero ebraico e la sinagoga che, a seguito della cacciata, divenne una chiesa a tutti gli effetti e consacrata alla Santa Creu. Nel secolo scorso si decise di ampliare il vecchio ospedale (dove ora sorge la Facoltà di Architettura) e il luogo di culto fu raso al suolo. Il nome passò alla piccola piazza antistante, chiamata appunto “Piazzetta Santa Croce”. Come gran parte degli edifici di quel tempo, anche Palazzo Carcassona rispondeva ai canoni estetici dell’architettura gotico-catalana, anche se attualmente si possono ammirare sulla facciata alcune decorazioni “liberty” aggiunte all’inizio del ‘900. Il portale d’entrata al palazzo è sovrastato da un arco a tutto sesto, ma non permette l’accesso all’interno dell’edificio, in quanto è divenuto l’entrata di un’attività commerciale.
La “Juharia”, così veniva chiamato il ghetto, è ora costituito da una serie di vicoli che si intersecano fra loro, pavimentati con un antico selciato e lastroni centrali in basalto. I visitatori possono passeggiare lungo il “Carrerò dels Hebreus” oppure il “Carrer de L’Hospital”, tutti luoghi dove oltre 600 anni fa risiedevano le famiglie della comunità ebraica. Oggigiorno le caratteristiche stradine sono state impreziosite dai residenti che hanno scelto di appendere lungo le facciate esterne delle case decine di vasi di fiori colorati. Nel 1997, a seguito di ampi lavori di riqualificazione urbanistica portati avanti dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, si sono svolti importanti scavi proprio nella zona del ghetto, portando alla luce i resti di edifici in linea con l’antico “Carrer de les Monges”, tutti demoliti per la costruzione della Chiesa di Santa Creu e il Monastero di Santa Chiara. Gli archeologi descrivono la “Juharia” come un quartiere popoloso, con magazzini e officine che testimoniano la vitalità e ricchezza raggiunta intorno al XV secolo dalla comunità ebraica, con attività come il commercio del corallo. Nel 2013, proprio per ribadire l’importanza degli abitanti di fede giudaica nell’Alghero del 1400, è stata ufficializzata la “Piazza della Juharia”. All’intitolazione dell’area pubblica partecipò anche l’allora ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon. I turisti più attenti saranno interessati a questo aspetto molto particolare della storia catalana di Alghero, ripercorrendo, passo dopo passo, gli antichi “carrers” e visitando il MUSA, il Museo Archeologico di Alghero, che saprà fornire approfondimenti e curiosità insostituibili per aver un quadro completo del passato della Riviera del Corallo.
realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.
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