Cor
14 dicembre 2023
Geoturismo, un’attività alternativa tra grotte e falesie
Nella Riviera del Corallo il “geoturista” può cimentarsi nella scoperta dell’affascinante sistema di grotte presenti nel promontorio di Capo Caccia
Fra le esperienze turistiche che permettono di conoscere da vicino le meraviglie naturali di un territorio che si desidera visitare c’è sicuramente il “geoturismo”, un’attività all’aria aperta che, meglio di ogni altra occasione, permette di entrare in contatto ravvicinato con la storia geologica di un luogo. Il geoturista non si accontenta dell’aspetto estetico delle località balneari, delle immagini patinate che pubblicizzano i tramonti da sogno e le acque cristalline della nostra isola, vuole approfondire e conoscere l’integrità di un sito e del suo patrimonio naturale e culturale. Visitare grotte, montagne, falesie a picco sul mare, sorgenti, cascate ed ogni genere di conformazione geologica unisce l’amore per l’ambiente incontaminato con attività sportive che i visitatori della Sardegna ben conoscono, a partire dal trekking lungo i cammini più spettacolari, fino ad arrivare alle arrampicate o al cycling e mountain bike. Il “geoturista” non si limita al rispetto dalla natura, ma ricerca la sostenibilità ambientale, obiettivo che potenzialmente la nostra regione è in grado di offrire un po’ ovunque, grazie alle normative che negli ultimi anni hanno permesso di garantire la conservazione delle risorse, limitando uno sviluppo antropico abnorme sulle coste, con il consecutivo consumo di suolo e l’inevitabile deterioramento del paesaggio. Inoltre la promozione di questo modo alternativo di interpretare la vacanza è un motivo per aiutare le comunità locali, rafforzandole economicamente e rendendole parte attiva nel mantenimento di ecosistemi delicati e bisognosi di costante controllo. Nella Riviera del Corallo sono molti gli itinerari che si possono percorrere per scoprire le bellezze offerte da un territorio che, a pochi chilometri dalla città di Alghero, ha mantenuto un habitat generalmente integrale.
Il viaggio può iniziare con la visita al sistema di grotte presente nel promontorio di Capo Caccia. La Grotta dei Vasi Rotti è la più accessibile, in quanto si accede dopo un’escursione lungo un sentiero che parte dal parcheggio del belvedere, raggiungibile da Alghero tramite la strada provinciale 55 in poco meno di 40 minuti. Purtroppo le indicazioni per la grotta sono insufficienti e nemmeno il sentiero è ben tenuto, ma in un quarto d’ora si arriva in uno dei punti più suggestivi della costa, proprio di fronte alla Isola Foradada. Il nome della piccola grotta si deve al ritrovamento di alcune suppellettili, proprio cocci di vasi in ceramica risalenti al periodo neolitico. Diverso discorso per le Grotte di Nettuno, un vero tesoro naturale del Mediterraneo, tra le più grandi cavità marine del Paese, formatesi all’incirca due milioni di anni fa. Per raggiungere l’entrata il turista può scegliere due modalità differenti, ma tutte e due molto suggestive. Arrivarci via mare, per mezzo dei battelli disponibili presso l’area portuale oppure dal molo di Cala Dragunara a Porto Conte. Il tragitto dura all’incirca una quarantina di minuti ed è offerto dalla Linea Grotte Navisarda e da Frecce delle Grotte, elusivamente dal mese di aprile ad ottobre. Il costo del biglietto non comprende l’ingresso al sistema sotterraneo e sono disponibili tariffe differenti: intero 14 euro (ridotto 10 euro per bambini dai 7 ai 14 anni e residenti); ridotto 8 euro (per scolaresche); accesso gratuito per persone con disabilità, accompagnatori e bambini al di sotto dei 7 anni. Se invece si decide di arrivare via terra si può accedere attraverso l’Escala del Cabirol, la scala del capriolo. Si tratta di una struttura composta da ben 654 gradini realizzati sul costone ovest del promontorio.
L’opera, realizzata nel 1954 e portata a termine in tre anni di durissimo lavoro, fu progettata dal famoso architetto Antoni Simon Mossa. Il turista che vuole osservare da vicino la falesia calcarea a strapiombo sul mare non può fare a meno di optare per quest’ultima scelta. La scalinata offre la possibilità di camminare rasenti la roccia ed ammirare il dislivello sul mare, ma è consigliabile incominciare la discesa nelle prime ore della giornata, in quanto l’esposizione al sole, in particolar modo durante la stagione estiva, potrebbe essere troppo impegnativa anche pensando alla ritorno in salita. Una volta dentro si potrà ammirare il “Lago La Marmora”, la spiaggia sabbiosa con al centro l’imponente stalagmite denominata “acquasantiera”, per via delle numerose vaschette formatesi nel corso dei secoli, a seguire un’altra formazione stalagmitica denominata “albero di Natale”. Continuando il percorso si accede ad altri ambienti come la “sala delle rovine”, la “sala delle reggia”, con una colonna di conformazione calcarea che si protende per 18 metri fino al soffitto. Ma lo spettacolo più straordinario è sicuramente la “sala del grande organo”, formato da un’immensa colonna che ricorda la struttura di un organo a canne. E’ ancora chiusa al pubblico, invece, la bellissima Grotta Verde, chiamata anche Grotta di Sant’Erasmo, un sito archeologico del neolitico in cui sono presenti importantissimi graffiti preistorici che impreziosiscono l’aspetto eccezionale formato da numerose stalattiti e stalagmiti. Lo scorso settembre i vertici del Parco Regionale di Porto Conte hanno dato il via al recupero della grotta che a breve potrà essere visitata, sempre nel rispetto ambientale e del suo fragile ecosistema.
realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio.
|