Carlo Mannoni
13 novembre 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
Impressioni dell’Alghero autunnale
Sono stato ad Alghero, da poco, per alcuni giorni. L’Alghero autunnale è bellissima. In giro c’è ancora qualche turista, ma il cambiamento del clima con le forti libecciate e maestralate e le prime piogge, con gli alberi sul lungomare Dante oramai spogli, ci ricorda che siamo dentro il pieno autunno. In questa atmosfera di colori attenuati e di chiaroscuri a tratti prevalenti, di silenzi recuperati e di una comunità che finalmente si riconosce nelle sue parlate tra le vie e le piazze, sta il nuovo fascino di Alghero. Come se la città si fosse ritratta nella sua intimità più autentica indossando un altro abito, certamente non meno elegante di quello della stagione precedente.
In questa sua veste autunnale Alghero mi ricorda com’era negli anni sessanta dello scorso secolo, nei dieci anni che ho vissuto nella città. Allora i frantoi per le olive erano situati dentro la cinta urbana e il profumo di sansa lo potevi sentire percorrendo le sue strade mentre, affacciandoti nei locali talvolta stretti e angusti, ti sentivi a contatto con quelle piccole realtà produttive. Una di queste era situata al piano terra di un palazzo accanto al mio di Piazza della Mercede, angolo via Giovanni XXIII, e quando il frantoio entrava in azione sentivo le lente vibrazioni che arrivavano sino alla mia casa, al terzo piano. Spesso vi passavo accanto e sbirciavo al suo interno. Ora in quel locale c’è un bar e sotto i mattoni del pavimento mi dicono si trovino ancora le vasche del frantoio, come un ricordo lontano che si conserva nella coscienza.
Nella stessa Piazza della Mercede, allora poco più di un anonimo sterrato, a sera, poco prima dell’imbrunire rientravano i pullman dalle campagne con le raccoglitrici delle olive che vi erano salite al mattino. Un universo femminile che rianimava, col suo scemare nelle varie direzioni, le vie cittadine. Visi forti, decisi e stanchi di chi nella giornata non si era risparmiata. Raccoglievano le olive anche da terra perché nulla doveva essere perso e non era il massimo per la qualità del prodotto. Si produceva l’olio lampante, sgradevole al consumo, che si esportava nel continente come combustibile per le lampade. Oggi Alghero ha perso quelle realtà, legate a un tempo trascorso e superate dal processo tecnologico, e può vantare una produzione olearia di alto pregio assicurata da imprese di primissimo livello nazionale e internazionale e da una miriade di produttori singoli che conferiscono ai maggiori frantoi. È un rito tipico dell’autunno, quello della raccolta delle olive e della produzione dell’olio, che si ripete ad Alghero da sempre. Anche lo sterrato della a Mercede si è trasformato, nel tempo, in una piazza nelle cui panchine amano sostare gli anziani. Alghero è tutto ciò, realtà e ricordi assieme e anche in questo risiede il suo fascino.
*Carlo Mannoni
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