Nella lettera-petizione firmata dai docenti e ricercatori dell´Università di Sassari si chiede la sospensione dei lavori sulla falesia per aprire una fase di riflessione e di studio. Dal Parco si tira dritto a testa bassa nonostante la mobilitazione fuori dal comune
ALGHERO - Una lettera aperta su Punta Giglio firmata da 40 docenti e ricercatori dell'Università di Sassari è stata inviata nei giorni scorsi all'Azienda Speciale Parco di Porto Conte, al Comune di Alghero, alla Regione Autonoma della Sardegna - Direzione Generale della Difesa dell’Ambiente, Servizio Valutazioni impatti e incidenze ambientali e al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica - Direzione generale patrimonio naturalistico. La lettera/petizione sulle "Considerazioni sulla necessità di una più approfondita valutazione delle implicazioni ambientali e paesaggistiche degli interventi di mitigazione del rischio frana nelle falesie di Punta Giglio" chiede la sospensione dei lavori sulla falesia che «consentirebbe di dar spazio a una fase di riflessione e di studio, che permetta di valutare più approfonditamente l'incidenza ambientale e paesaggistica degli interventi previsti e di soppesare il loro reale grado di indispensabilità». La posizione degli studiosi si allinea a quella di tanti cittadini che hanno firmato una petizione popolare [
LEGGI], associazioni ambientaliste [
LEGGI] e una presa di posizione sulla stampa nazionale del zoologo Ferdinando Boero [
LEGGI].
«I lavori progettati, infatti, mentre rischiano di produrre effetti irreversibili nel prezioso ecosistema da proteggere, mitigherebbero solo provvisoriamente qualche rischio, ma non potrebbero mettere in alcun modo in sicurezza lo specchio di mare sottostante le imponenti pareti rocciose del promontorio» spiega Quirico Migheli, professore ordinario di Patologia vegetale. I firmatari suggeriscono inoltre «di non escludere a priori la cosiddetta "opzione zero", confermando e eventualmente estendendo, per quel tratto di mare, l'attuale divieto di navigazione che gioverebbe, tra l’altro, a limitare il carico antropico e a salvaguardare l’integrità delle comunità floristiche e faunistiche presenti nell’area, e chiedono di valutare la possibilità di impiegare i finanziamenti per altri interventi utili alla salvaguardia della risorsa naturale».