Sul progetto di mitigazione del rischio frana nella falesia di Punta del Giglio anche il Wwf regionale ne chiede sostanzialmente lo stop e propone la trasformazione dell´area di protezione: « le risorse così risparmiate, potrebbero essere investite proprio per la tutela della biodiversità». Dissenso importante contro il progetto
ALGHERO - Il dissenso raggiunge una platea davvero importante e coinvolge scienziati e studiosi andando decisamente oltre il mondo ecologista. Non c'è pace a Tramariglio. Il mondo ambientalista, anche in quelle parti ancora "vicine" ai vertici di Casa Gioiosa, si ricompatta nel chiedere lo
stop definitivo al progetto voluto da Mariano Mariani (
nel riquadro della foto) per la cosiddetta "messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del comprensorio di Punta Giglio in Area Marina Protetta Capo Caccia-Isola Piana". Con una nota ufficiale «il Wwf ritiene necessaria una soluzione che abbia come priorità la tutela della biodiversità e allo stesso tempo non metta in discussione l’operato dell’Ente gestore, laddove questo è responsabile dell’applicazione delle norme e di eventuali atti già approvati» scrive il delegato per la Sardegna.
Il Wwf - si legge nel documento diramato questa mattina, che segue la
petizione pubblica e l'
istanza presentata nei giorni scorsi al Ministero - proprio per la vulnerabilità dell’area, non solo dal punto di vista geologico, ma anche per la presenza di specie vegetali e animali rare o a rischio diminuzione, ritiene sia necessario stabilizzare una situazione che dovrà evolversi a favore della conservazione della natura e allo stesso tempo garantire la sicurezza ai fruitori del sito, compito affidato al soggetto gestore dell’area protetta.
Dal momento che l’area a pericolo frana (circa 8 ettari ovvero 400 metri di costa) è di fatto già interdetta al pubblico dal 2015 per il rischio di caduta massi (ordinanza n. 51/2015 del 23 ottobre 2015 dall’Ufficio circondariale marittimo di Alghero che prevede il divieto di: navigare, ancorare e sostare con qualunque unità sia da diporto che ad uso professionale; praticare la balneazione; effettuare attività di immersione con qualunque tecnica; svolgere attività di pesca di qualunque natura) si tratta di trasformare questo atto provvisorio, in definitivo.
«Scelta possibile e opportuna, intervenendo sulla zonizzazione dell’area protetta, cioè trasformando l’area a rischio da Zona B – quindi aperta alla fruizione -, in Zona A, cioè a massima protezione. Questo, di fatto, renderebbe superato l’intervento sulla falesia, perché di fatto non ci sarebbero più i pericoli richiamati dall’ordinanza e che fungono da presupposto al progetto di mitigazione. Sta nelle funzioni di un’area protetta quella di adattare la gestione allo stato dei luoghi e alle dinamiche naturali o accidentali che sopravvengono nel tempo. Peraltro, le risorse così risparmiate, potrebbero essere investite proprio per la tutela della biodiversità dell’area – a cominciare dal gabbiano corso e dalla flora endemica – e per un’opera diffusa di educazione ambientale e di migliore efficacia di tutela» chiude il Wwf.