Rete Natura 2000: le Associazioni di protezione ambientale presentano un’istanza contro i progetti previsti sulle falesie di Punta Giglio (Alghero). «Solo rischi per habitat e specie, serve almeno una Valutazione di incidenza appropriata»
ALGFHERO - Nuova istanza protocollata all'attenzione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio, presso tutti gli uffici competenti della Regione Sardegna, di Comune e Parco Regionale di Porto Conte, presso il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e la direzione generale della Capitaneria di Porto a dei vertici Lipu - Italia Nostra - Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco - Earth Gardeners - Comitato Siamo Tutti Importanti, contro l'ingabbiamento della falesia di Punta del Giglio ad Alghero, così da far posto al campo boe nel mare sottostante [
LEGGI]. «I previsti lavori di mitigazione del rischio frana sulle falesie di Punta Giglio e il collegato progetto di riorganizzazione e valorizzazione del sistema di fruizione del comprensorio potrebbero provocare danni irreversibili alle aree protette e ai siti Natura 2000 che insistono nel promontorio, soprattutto in assenza di una Valutazione di incidenza appropriata». È questo il nocciolo dell’istanza nella quale si segnalano forti criticità riguardo alle incidenze negative che gli interventi previsti causerebbero all’ambiente e al patrimonio di biodiversità del comprensorio di Punta Giglio, in cui sono presenti il Parco naturale regionale di Porto Conte e la contigua Area marina protetta Capo Caccia - Isola Piana, nonché i siti della rete Natura 2000, la ZSC ‘Capo Caccia (Con le Isole Foradada e Piana) e Punta Del Giglio’ e la ZPS ‘Capo Caccia’.
Le opere di messa in sicurezza contro il rischio frana, che prevedono disgaggi, chiodature e reti di contenimento, sono finalizzate ad implementare la fruizione a terra e a mare del comprensorio di Punta Giglio attraverso una serie di interventi tra cui la realizzazione di ormeggi fissi con boe dedicate alle unità nautiche per svolgere attività di snorkeling e trasporto collettivo, distribuiti tra Capo Bocato e La Piana. «Ci chiediamo – scrivono le Associazioni – perché si voglia incrementare la fruizione turistica proprio in un’area, quella di Punta Giglio, a rischio frana e caduta massi, considerato che tali interventi, così come la fruizione stessa, comportano impatti negativi su habitat e specie”. Per di più, gli interventi di messa in sicurezza, come dichiara lo stesso Ente proponente e soprattutto come attesta l’Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna, non sarebbero risolutivi del rischio frana, fenomeno che può essere solo mitigato, ma non azzerato». Sebbene i lavori coinvolgano siti Natura 2000, la valutazione degli impatti si è fermata alla prima fase di Screening e dunque senza passare ad una Valutazione di incidenza appropriata, indispensabile per poter stimare in modo adeguato le incidenze negative che progetti di questo tipo possono causare su specie e habitat di interesse comunitario.
Peraltro - sottolineano - durante la fase di Screening si è dovuta riconoscere la necessità di misure di mitigazione e di specifiche prescrizioni, rendendo così manifesta l’esistenza di impatti, da approfondire, appunto, con una Valutazione di incidenza appropriata. Non di minore importanza, inoltre, sono le lacune che riguardano l’assenza di un preventivo monitoraggio degli uccelli marini di interesse comunitario, come il marangone dal ciuffo e la berta maggiore, che nidificano sulle falesie di Punta Giglio. «Le opere di messa in sicurezza e la presenza di imbarcazioni ormeggiate in prossimità dei siti di nidificazione di queste specie comporterebbe un rischio altissimo per il loro successo riproduttivo». «In definitiva - scrivono Lipu, Italia Nostra, Punta Giglio Libera-Ridiamo Vita al Parco, Earth Gardeners e del Comitato Siamo Tutti Importanti – riteniamo che entrambi i progetti provocherebbero danni irreversibili alle aree protette e ai siti Natura 2000 del comprensorio di Punta Giglio senza essere risolutivi per la messa in sicurezza e pertanto dovrebbero essere sottoposti a una Valutazione di incidenza appropriata, che prenda in considerazione la possibilità di non intervenire. Nelle aree protette – concludono le Associazioni – la biodiversità, anziché imbrigliata da reti di contenimento, dovrebbe essere tutelata garantendo il pieno rispetto del divieto di avvicinamento alle pareti già oggi vigente».