Carlo Mannoni
4 agosto 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
Gianni Morandi oggi e ieri ad Alghero
Non sono andato allo spettacolo di Gianni Morandi ad Alghero dell'altro ieri. Non l'ho fatto perché assente dalla città, ma non vi avrei assistito comunque pur essendo un estimatore del cantante. Troppo forti le emozioni che le sue canzoni degli anni sessanta provocano in me, esaltando il contrasto tra la prima giovinezza scolpita nella memoria e i tanti anni ormai trascorsi. Dal vivo, poi! Non sarei riuscito a vedermi nel ripetere con finta allegria, come tanti nel corso della serata, i ritornelli delle sue canzoni più note risalenti a un lontano tempo, in una inconscia regressione ad anni ormai lontani. Quanti magoni abilmente nascosti, o a volte mal repressi, dietro il trattenuto ondeggiare e l’ostentato canticchiare, l'altra sera, al ritmo delle canzoni del Gianni nazionale. Per Battiato, sarebbe stato diverso. Ci sarei stato, eccome, ai suoi spettacoli; l’ultima volta fu proprio ad Alghero nel 2007. Lo avrei fatto tutte le volte che ne avessi avuto la possibilità, perché lui non aveva età, come non ne hanno i filosofi.
Alcune delle prime canzoni di Morandi hanno dei testi talvolta banali e le note possono essere, in qualche caso, sbrigative e scontate. Pensate come sarebbe stata "In ginocchio da te" senza il determinante arrangiamento di Morricone, fatto apposta per esaltare il timbro vocale del cantante e per dare ritmo al brano. Erano il segno dei tempi, come “Andavo a cento all’ora”, quando tale velocità era in quegli anni altamente trasgressiva mentre oggi è raccomandata nelle strade di grande percorrenza. Ma, lo confesso, amo incondizionatamente le sue canzoni e una di queste, "La fisarmonica", ha addirittura ispirato uno dei miei racconti, dall'omonimo titolo, ambientato proprio ad Alghero e pubblicato nella raccolta " Come le foglie d'autunno. Dieci racconti +1". Ciò che è più coinvolgente nelle sue interpretazioni, e in questo sta il successo dell'artista, è la sua voce che, da giovane, pareva cantare al futuro mentre oggi sembra rivolgersi al passato. Timbri forti, quasi urlati, quelli di allora, con la voce che faceva eco al cuore e ai suoi sentimenti; più swing quelli di oggi, con le tonalità che accarezzano l’animo, anche se qualche suo acuto mette ancora i brividi. In tale contrasto sta la grandezza del cantante, proporzionale al suo successo. Morandi sa essere, come artista, ragazzino e adulto allo stesso tempo, re-suscitando emozioni giovanili e stimolando mature riflessioni. Su tale dualismo, sostenuto da un fisico quasi senza età, risiede la sua immagine vincente.
Ma è del Morandi di ieri che mantengo vivo il ricordo. Avevo sedici anni e, ad Alghero, affacciato alla finestra della mia casa, un pomeriggio sereno (sono sempre serene le giornate dei bei ricordi) mi giunse l'eco di una sua canzone appena pubblicata, “Ho chiuso le finestre”. Le note arrivavano da un edificio lontano, separato dal mio da vasti spazi non ancora costruiti, terreni e ampi cortili oggi scomparsi. Qualcuno aveva messo sul piatto del giradischi il 45 giri del cantante e, sollevato al massimo il volume, si era dato a ripeterlo di continuo. Non era una novità, perché due anni prima la stessa persona aveva lanciato via etere, nell’area tra la via XX settembre e le vie Satta e Vittorio Veneto, la canzone “Ventiquattromila baci" di Celentano e l’anno successivo “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” dello stesso Morandi. Un anticipatore di “Bandiera gialla” di Arbore e Boncompagni di pochi anni dopo. Anche quel pomeriggio aveva spalancato le finestre, in contrasto col titolo della canzone, per rendere partecipi della melodia quanti più possibile. Oggi tali note mi arrivano sotto forma di un ricordo tenero, come possono esserlo quelli della gioventù. Forse è quel ricordo del Morandi di ieri che avrei voluto preservare non andando ad ascoltare, l’altra sera ad Alghero, il grande Morandi di oggi.
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