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M.V. 27 luglio 2023
Food and Wine, alla ricerca del cibo perduto
Ai visitatori del territorio algherese viene offerta un’esperienza enogastronomica che affonda le radici nella tradizione catalana e nella ricerca della semplicità al contatto con la natura
Food and Wine, alla ricerca del cibo perduto

Se c’è un modo per approfondire al meglio la conoscenza di una terra e dei suoi abitanti è proprio la tradizione culinaria che si esprime con i piatti tipici del luogo. In Italia, poi, da regione a regione, esistono cucine molto diverse fra loro, ma le differenze, anche se meno marcate, sono presenti anche tra le stesse province. Una varietà immensa che è la ricchezza culturale di cui il nostro paese va orgoglioso da sempre. La Sardegna ha le sue peculiarità gastronomiche che possono essere sintetizzate in due principali esperienze culinarie: i piatti che si sono evoluti dall’esperienza di vita lungo le coste e quelli che hanno le loro più antiche radici nell’entroterra. Ad Alghero si incrociano relazioni culinarie che raccolgono il meglio dai due mondi. Possiamo trovare ricette tipiche della realtà marinara, ma anche contaminazioni caratteristiche del mondo agropastorale, il tutto riunito in una cucina particolarissima per la delizia degli estimatori e non solo.

Intanto partiamo dal territorio della Nurra, la seconda pianura dell’isola per estensione, dopo il Campidano. Una distesa agricola compresa tra le città di Sassari, Stintino, Porto Torres e appunto Alghero. L’area in questione produce tutto ciò che, in parte, finisce sulle tavole del nord Sardegna, ad iniziare dagli ortaggi, frutta, legumi, per finire con olio d’oliva e vino. Notevole l’allevamento, soprattutto ovino, che valorizza la tradizione culinaria del luogo. Spostandoci sulla costa non possono mancare tutte quelle ricette che si basano sulle specialità a base di pesce, frutti di mare e crostacei. La storia marinara della Riviera del Corallo è lunga diversi secoli e in tutto questo periodo di tempo la cucina è rimasta semplice ed in linea con la tradizione . Non esistono piatti particolarmente sofisticati, proprio per mantenere la naturalezza dei sapori in linea con quello che oggigiorno cerca il visitatore.

Per quanto riguarda la produzione agro alimentare, i due capisaldi del territorio sono l’olio d’oliva e le varie tipologie di vino. Nella dieta mediterranea, celebrata a livello mondiale, l’olio d’oliva è il condimento principe utilizzato per insaporire e rendere qualitativamente migliori le ricette e nel comune di Alghero sono presenti vastissime aree coltivate ad ulivo e diversi frantoi ed oleifici pluripremiati nelle principali kermesse internazionali. La produzione vitivinicola isolana si aggira intorno ai 638 mila ettolitri all’anno con ben 26 mila ettari di superficie vitata, numeri di tutto rispetto che sostengono l’importazione delle bottiglie verso i l continente europeo ed oltre. Le aziende vinicole algheresi da molti anni si cimentano nella produzione di vini appartenenti alla denominazione “Alghero Doc”. Sono vini rossi, rosati e bianchi, sia nella versione “ferma” che in quella frizzante. Non mancano i vini dolci, un passito e un rosso liquoroso.

Insomma, il turista in visita nella Riviera del Corallo potrà mangiare e bere scegliendo tra un’ampia fascia di alimenti di origine controllata, a chilometro zero, che seguono con fedeltà un iter produttivo che non si è distaccato molto dai secoli precedenti , se non per l’ausilio delle tecnologie affiancate al mondo agricolo. Rilevante anche la percentuale, in continua crescita, di produzioni biologiche, con aziende agricole, agriturismi e fattorie didattiche che hanno come obiettivo la riscoperta di varietà di frutta e ortaggi, ma anche antiche semenze che risalgono alla storia passata della Sardegna. Sono aziende che si rivolgono ai ricercatori del gusto, a quelle persone che non si fermano al bancone del supermercato, ma vogliono scoprire il piacere di immergersi nell’ambiente, a diretto contatto con la terra, magari imparando a fare il pane, dialogando direttamente col contadino e la sua conoscenza tramandata di generazione in generazione.

Per finire, non ci si può scordare della tradizione dolciaria di Alghero che, forse più di ogni altro campo dell’alimentazione, ha mantenuto le origini catalane. Il più famoso di tutti è il “Menjar Blanc”, portato dai catalani intorno alla metà del XIV secolo e a sua volta originario dell’Andalusia. E’ una pietanza semplice, simile al budino, nella quale bisogna addensare il latte con amido e aggiungere della scorza di limone per dare un gusto particolare. Nella variante più sofisticata, a “Tortas” o “Tabaqueras” la crema deve essere racchiusa in una sfoglia di pasta e messo in forno a 180 gradi per oltre venti minuti. Altro dolce della tradizione algherese sono gli “Ous de Buchacas”, molto apprezzati dagli abitanti della città e ritornati in voga negli ultimi anni. Si tratta di pane all’anice lavorato in forma sferica, al quale viene applicata una superficie di glassa di zucchero dall’inconfondibile colore bianco. Il prodotto finale sembra proprio un uovo di gallina; da qui il nome “ous de buchacas”, il cui significato tradotto in italiano è: “uova in tasca”.


realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio



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