Carlo Mannoni
6 luglio 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
Reflui alla Nurra o nel Calich? Non è questo il problema
Ci sono due errori di fondo nella vicenda dei reflui dell’impianto di San Marco utilizzati in agricoltura. Il primo è quello di contrapporre l'uso di tali reflui nei campi al loro sversamento nel Calich, in base al seguente ragionamento: “Scarico in agricoltura per non farlo nello stagno”. Niente di più errato, perché avviene comunque negli altri periodi dell'anno ed è dannoso in una laguna semi chiusa come quella di Alghero. Concentrarsi solo sui reflui sottratti al Calich nella stagione estiva, ma pienamente sversati nelle restanti stagioni, mi sembra riduttivo e segno inequivocabile di non voler affrontare la grave situazione dello stagno, la cui eutrofizzazione si è aggravata nel tempo dopo l’entrata in funzione del depuratore di San Marco. La questione coinvolge sia il Comune di Alghero che il Parco di Porto Conte: quest’ultimo pare essersi accorto solo oggi che la laguna soffre di gravi difficoltà chimico-fisiche per gli scarichi dei reflui cittadini.
Questo appena descritto è il secondo errore, ovvero l'aver previsto e autorizzato, a suo tempo, tale scarico in un corpo idrico ambientalmente così delicato, facente parte peraltro di un’Area-Parco, senza essersi avvalsi della valutazione di impatto ambientale. A suo tempo si saltò a piè pari il principio di precauzione e si decretò (Comune e Regione) che tale valutazione non fosse obbligatoria in base al numero degli abitanti invernali serviti, mentre lo sarebbe stata, invece, tenendo conto degli abitanti reali, sensibilmente maggiori nei mesi da maggio a ottobre. In passato ciò fu oggetto di ripetute segnalazioni e denunce pubbliche, ma sono trascorsi ben più di dieci anni e l’opinione pubblica si è ormai adeguata all’esistente, come se ciò fosse un fatto naturale e non invece prodotto dall’uomo. Calma piatta sul tema, quindi, come la superficie del Calich.
Veniamo ai reflui in agricoltura. Si possono e si debbono utilizzare, ma con i dovuti e costanti monitoraggi, come mezzo strategico per risparmiare "acqua fresca", sempre più preziosa per il consumo umano. Ciò è scritto e ribadito negli atti della programmazione regionale nel settore idrico. Come ci ricordano gli esperti, “il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura sembra essere una strategia sostenibile da incoraggiare soprattutto negli ambienti con carenze idriche al fine di avere una risorsa alternativa per l’irrigazione che, se gestita opportunamente, potrebbe anche migliorare la fertilità del suolo”. La Sardegna, pur con un’attenta gestione unitaria delle risorse idriche multisettoriali (gli invasi) che la stanno mettendo al riparo, da diversi anni, dagli shock della carenza idrica, è comunque sempre a rischio siccità soprattutto in alcuni sub-bacini idrografici come quello del Cuga, che è il principale lago a servizio della Nurra.
È però necessario, al fine di un corretto impiego dei reflui, che sia previsto un controllo continuo delle caratteristiche chimiche delle acque sversate, per garantire la sicurezza del loro impiego e un monitoraggio periodico delle proprietà chimiche dei terreni interessati, per evitare la loro alterazione generata dall’accumulo di sali o di altri elementi dannosi. Ricordano gli esperti che “il monitoraggio è essenziale perché tali alterazioni potrebbero essere causa di degradazione del suolo e di conseguenza di perdita di produzioni”. Ciò vuol dire che, al di là del controllo chimico-fisico dei reflui da parte di Abbanoa, conformi al dettato delle norme europee e nazionali, occorre che il Consorzio di Bonifica proceda (se già non lo sta facendo) a una costante verifica dei terreni trattati con le acque reflue. Quanto alle contrapposizioni in atto (in piena stagione irrigua) tra Consorzio di Bonifica della Nurra e Abbanoa, sulla necessità o meno per l’utilizzo dei reflui dell’aggiornamento del “piano di gestione idrico” da parte della società, è necessario che la questione venga risolta al più presto, con una qualificata decisione dell’autorità sovraordinata, ovvero l’Autorità di Bacino regionale.
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