Cor
6 luglio 2023
Casa Serena, il ricordo dei morti Covid
Una celebrazione intima, toccante. Un abbraccio, virtuale e profondo. Una comunità, unita per ricordare chi non c’è più e allo stesso tempo ringraziare chi c’è stato, chi ha aiutato in un momento in cui le feste e l’allegria tipiche di Casa Serena avevano lasciato il posto la dramma, alla difficoltà e al lutto.
SASSARI - Sabato scorso, nel parco della struttura, si è tenuta una messa in suffragio degli ospiti morti a causa del Covid, fortemente voluta dalla direttrice Barbara Fozza, che ha invitato anche tutte le associazioni e le realtà che in quei mesi hanno supportato la casa per anziani. «Ci sono esperienze che si imprimono nell’anima lasciando un segno indelebile. Cicatrici che per noi hanno i nomi e i volti dei nostri anziani che sono andati via direttamente o indirettamente a causa del Covid - ha spiegato la responsabile, che durante la celebrazione ha letto i nomi di tutte le persone scomparse in quei tragici mesi-. Sentiamo con forza il desiderio di salutarli perché in quei giorni frenetici e dolorosi non siamo riusciti a farlo come avremmo voluto».
La messa, commovente e toccante, è stata officiata da don Eugenio Cavallo. Durante il momento dell’offertorio, sull’altare sono stati consegnati anche una tuta e un casco usati nel periodo del coronavirus dal personale sanitario. «Sono stati giorni abitati da un grande dolore ma anche teatro di sacrifici, piccoli eroismi quotidiani, solidarietà e vicinanza– ha continuato la direttrice -. Abbiamo voluto condividere questo momento con coloro che hanno amato i nostri anziani e con le tante persone che in quei giorni terribili sono state loro accanto con generosità e calore (operatori, medici, infermieri e Oss della Asl, parenti, volontari, forze dell’ordine, colleghi, alcune autorità e responsabili come il nostro sindaco, il nostro dirigente e altre persone preziose)».
«Vi ringrazio di avermi permesso di essere qui oggi a condividere questo momento di unione fraterna - ha detto il sindaco Nanni Campus, invitato a intervenire al termine della cerimonia -. Non l’ho mai fatto pubblicamente, ma confesso che se ho deciso di non ricandidarmi è perché non sarei in grado di rivivere un’angoscia come quella di quei mesi. E per un medico, l’angoscia è soffrire quello che soffrono i pazienti e i loro parenti. Anche quelli che ci hanno attaccato, mentre noi combattevamo per difendervi. Non dimenticherò mai quell’esperienza drammatica vissuta con voi, avendo al fianco un angelo, perché la dottoressa Fozza, “Barbara” per tutti voi, è davvero un angelo speciale. Mesi disperati, in cui sono mancati medici, infermieri, Oss, addetti alle pulizie. Abbiamo dovuto chiamare l’esercito, grazie anche all’intervento della prefetta d’Alessandro. Il primo intervento dei militari nel territorio è stato proprio qui». Conclusa la celebrazione, don Cavallo ha piantato un albero nel parco, simbolo del futuro a cui bisogna sempre guardare con speranza.
|