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Tonio Mura 3 luglio 2023
L'opinione di Tonio Mura
Passeggiando per via Cavour e dintorni
<i>Passeggiando per via Cavour e dintorni</i>

Difficilmente mi capita di entrare nel centro storico di Alghero nel periodo estivo, non perché sia prevenuto verso questa parte della città o mi dia fastidio la confusione. Semplicemente perché lo vedo trasformato e non rispecchia il luogo di vita della mia infanzia e della mia giovinezza. Con gli anni ho imparato ad accettare questa trasformazione, capisco che ci sono ragioni turistiche e commerciali che determinano il cambiamento, che centinaia di lavoratori vivono di questa opportunità. Siccome però non mi ci ritrovo ho deciso che se devo attraversare il centro storico di Alghero nel periodo estivo deve essere solo per stretta necessità. Mi ritrovo quindi in Cattedrale per l’ultimo saluto a una persona cara e in conclusione a voler attraversare la via dove questa persona e i suoi figli avevano vissuto. Lentamente, intorno alle ore 12, mi avvio verso via Cavour. Sapevo cosa avrei trovato ma non sapevo che la situazione fosse anche peggiorata. In quella via dove una volta a ogni angolo e in ogni portone spuntavano bambini giocosi e sorridenti oggi ci ritrovi i box della spazzatura dei ristoranti e dei locali che si affacciano ai bastioni (e non solo). Fin qui niente di nuovo, è il prezzo che paga una città turistica che ha concentrato, discutibilmente, il grosso delle attività ristorative nella sua parte più pregiata e apprezzata. La cosa strana è che alle 12 i box erano pieni e accanto scatole di cartone se non addirittura altre buste della spazzatura. Passava anche qualche turista, pochi per fortuna, perché l’impressione che dava la via non era delle migliori, eppure si tratta di una delle vie più importanti della città vecchia, una delle più popolari, che ha forgiato il carattere di migliaia di algheresi. Non c’era vita in quella via, se non quello che della vita è uno scarto, cioè la spazzatura. A coronamento di questa malinconica esperienza arrivo alla Chiesa del Carmelo, il cancello è chiuso e arruginito, chiuso anche il portone, la facciata disfatta dal sale, calcinacci ovunque. La conferma che tutti, tutte le istituzioni, Chiesa di Alghero compresa ( e chi mi conosce sa quanto mi duole scrivere una cosa del genere), si sono dimenticate di quella via, trasformata in una vera e propria discarica, stavolta non abusiva ma autorizzata e organizzata per come si può organizzare una discarica, cioè male. Mi avvio verso la mia auto e ad un certo punto noto che delle aiuole sono ricoperte di ciottoli bianchi, adagiati su un fondo nero di tessuto. La composizione ricorda solo lontanamente quello che era in origine, perché il tessuto nero fuoriesce in più punti e i ciottoli sono disposti in modo disordinato, direi casuale. Una cosa di cattivo gusto. Di contorno dei punti luce e oggetti mal assemblati, lattine e bottiglie vuote abbandonate sotto le palme e il classico box, pieno zeppo, con le buste della spazzatura che fuoriuscivano dalla parte alta. La piazzetta quasi interamente occupata dai tavolini. La sensazione era quella di trovarmi in uno spazio poco pulito, anzi sporco. Mi sono allontanato da lì chiedendomi come è possibile che ciò capiti, dove sono i controlli, perché l’igiene della città vecchia ha raggiunto un punto così basso. Dico l’intera città vecchia perché altre vie si trovano nelle stesse condizioni e dispiace vederle così maleodoranti, invase dall’aria calda che esce dai climatizzatori piazzati quasi ad altezza d’uomo, trasformate in depositi o in mangiatoie, solo un lontano ricordo della vita che fu. Soluzioni? Ci ho pensato e secondo me ci sono. La prima sarebbe ritornare alla situazione pre-Covid, liberando le piazze, i marciapiedi e le strade dall’invasione dei tavolini, considerato che le prescrizioni inerenti il distanziamento non sono più in vigore. Forse qualche ristoratore troverebbe un motivo per spostare la sua attività al di fuori del centro storico, cosa già avvenuta in diverse grandi città e con successo. Ho notato inoltre che al centro storico, compresa via Cavour, molti locali sono chiusi, sottani che però potrebbero ospitare i box, restituendo dignità alle nostre antiche vie. Ci sono città dove è obbligatorio che ogni palazzo abbia uno spazio chiuso per ricoverare la spazzatura, accessibile agli operatori. E poi c’è la movida, che da noi di movida non ha un bel niente se non la presunzione di potergli assomigliare. A Madrid le piazze e le strade intorno alla Gran Via sono vive dalla sera all’alba, migliaia di giovani e meno giovani stanno felicemente in compagnia. Inevitabile che si sporchi ma intorno alle sei del mattino e in meno di due ore i luoghi della movida sono completamente ripuliti da squadre di operatori e da macchine super efficienti. Da noi si chiude bottega e non si pulisce neppure lo spazio antistante la porta, che io farei una legge che obblighi i commercianti a tenere puliti e in ordine gli spazi adiacenti la propria attività. Queste ultime considerazioni per dire che con un po’ di buona volontà le soluzioni si possono trovare, magari anche migliori di quelle da me indicate per non fermarmi alla solita lamentela. Il problema è che finita l’estate tutto passa nel dimenticatoio e invece di programmare la stagione successiva si cade in una sorta di catalessi. Non è così da ieri, è così da decenni, tanto che si può dire che da noi l’unica regola sia la deregulation.

*Tonio Mura
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