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Marco Balbina 4 giugno 2023
L'opinione di Marco Balbina
La sanità è sempre di più in mano ai privati
<i>La sanità è sempre di più in mano ai privati</i>

La notizia doveva essere fra quelle da evidenziare in rosso nelle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali cartecei e on line: a Brescia è stato avviato il PRIMO PRONTO SOCCORSO in Italia a PAGAMENTO. Nella regione in cui impera la sanità privata, ovvero la Lombardia, sono riusciti, nel silenzio generale e complice della stampa, a creare un servizio base del SSN, il Pronto Soccorso, tutto a pagamento, dove come per magia, saranno saltati liste e codici di vari colori, se si mostrerà all’ingresso una carta di credito o un generoso bancomat: si avrà tutto, diagnosi complete ed eventuali ricoveri, con grande efficienza e tempi celeri. Chi non avrà appresso le due preziose carte, dovrà, invece, attendere i soliti…tempi biblici! Come noto, il processo di privatizzazione della nostra sanità pubblica, che, ricordiamo, fino all’anno 2000 era seconda al mondo solo alla Francia, è stato attuato ufficialmente in nome dei tagli alla spesa pubblica e al debito pubblico; ma, in realtà, come sanno tutti, il vero intento era attuare l’assalto ai vari servizi gestiti dallo Stato, per sostituirli con servizi privati a pagamento (il cosiddetto modello americano). Siamo sicuri, dai dati a disposizione, che questo insano processo continuerà massicciamente sempre più anche nei prossimi anni, in considerazione dei tagli ulteriori al SSN previsto nel bilancio 2022-2025.

Come si evince dalle tabelle specifiche, se nel 2018 la spesa sanitaria in rapporto al PIL è stata del 6.5, nel 2025 sarà del 6.2, nonostante lo shock pandemico avrebbe dovuto semmai innalzare il finanziamento pubblico e ben sapendo, come ritengono tutti gli analisti della materia, che “con un rapporto Pil/spesa sanitaria uguale o vicino al 6% l’offerta sanitaria non sia più sostenibile”. L’equazione è molto semplice: tagli alla spesa sanitaria pubblica = allungamento delle liste d’attesa = ricorso alla sanità privata. A pagamento, intra o extra moenia. L’importante è che si paghi. Il tutto mentre, con i fondi del PNNR, si è deciso di finanziare l’invio di nuove armi all’Ucraina invece di finanziare la sanità pubblica. Il 7 marzo ho presenziato a Cagliari, insieme ai Presidenti delle altre quattro Associazioni Parkinson della Sardegna, ad un incontro con l’Assessore alla Sanità Carlo Doria. L’obiettivo dell’incontro era quello di portare a conoscenza della massima autorità sanitaria regionale, le condizioni di disagio che devono affrontare quotidianamente gli oltre 4000 parkinsoniani sardi, a causa delle lunghe fila d’attesa nelle prenotazioni CUP, della mancanza, in alcune aree, persino di un neurologo di riferimento – a volte addirittura del medico di base -, di spostamenti anche di cento e passa chilometri che i pazienti sono costretti a compiere per recarsi a visita presso neurologi disponibili.

Una situazione di degrado e di spreco economico che senz’altro è conseguenza del ritardo nell’approvazione da parte della Regione Sarda del PNC, piano nazionale cronicità, al cui interno sono previsti i cosiddetti PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali), che nelle intenzioni della legge sono uno strumento indifferibile di gestione clinica con il quale accompagnare tutto il percorso di cura dei pazienti cronici. L’Assessore ha preso nota di ciò che, sicuramente, era già a conoscenza. Ma l’impressione generale, nonostante l’impegno preso, è stata quello dell’impotenza: la politica è impotente, quando non complice, degli enormi interessi economici in campo. E per questo tace, mentre avviene lo scempio. Ovvero, mentre tanti cittadini, in specie anziani, ormai rassegnati, non si curano più, perché i soldi bastano solo per mangiare (qualcosa). Uno scandalo e una vergogna che, oltretutto, si perpetrano nell’indifferenza generale.


*Presidente Parkinson Onlus Alghero
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