S.A.
12 aprile 2023
Istruzione tecnica: più studenti nel Sassarese e Gallura
Più di 33mila studenti sardi scelgono l’istruzione tecnica e professionale ma gap con richiesta delle aziende sempre più ampio. E´ Sassari-Gallura, 10.588 alunni (42,1%), la provincia con il più alto numero di studenti che optano per un indirizzo tecnico professionale
CAGLIARI - Sono 33.598 gli studenti sardi che nell’anno scolastico 2021-2022 hanno seguito percorsi di istruzione tecnica e professionale, pari al 46,8% del totale che hanno frequentato le scuole secondarie della
regione, numeri che collocano la Sardegna al 12esimo posto nella
graduatoria nazionale degli alunni che hanno compiuto questo tipo di
scelta formativa. In prima posizione il Veneto con il 56,8%, mentre
chiude il Lazio con il 36,2%, contro una media nazionale del 48,8%. In
Italia sono circa 1 milione e 296 mila gli allievi delle scuole secondarie che hanno puntato sull’istruzione tecnica e professionale. È quanto emerge dall’analisi, da titolo “Il valore dell’istruzione
tecnica e professionale”, realizzata dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati del Ministero
dell’Istruzione e ANPAL 2012-2022.
Se da una parte, tra i mestieri più richiesti di sono quelli con
percorsi di formazione di assoluta eccellenza come ingegneri, tecnici
e specialisti di software e web-marketing, data scientist, disegnatori
e stampatori 3D, programmatori quantistici, designers di wearables
(dispositivi indossabili), esperti di sistemi operativi a distanza
(per chirurghi, ad esempio), di cyber security, operatori di logistica
automatizzata, dall’altra parte ci sono decine di migliaia di offerte
per quelli “introvabili” come trattoristi, potatori, addetti al
raccolto di frutta e verdura, cui si aggiungono fresatori, tornitori,
elettricisti, saldatori, manutentori, termoidraulici, montatori,
collaudatori ma anche modellisti, artigiani della pelletteria,
ricamatrici, decoratori, intagliatori e artigiani del legno e del
ferro, addetti alle confezioni, supervisioni, a controlli e
rifiniture. Insomma al mercato del lavoro mancano, in due parole, le
mani.
«L’analisi mette in evidenza come per sostenere l’occupazione
giovanile nei principali settori del nostro tessuto produttivo –
osservano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario di
Confartigianato Imprese Sardegna - occorra puntare con più decisione
sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione
tecnica e professionale”. “Quindi in primis è necessario intervenire
sul piano della programmazione di un’offerta formativa sempre
aggiornata e proiettata verso le figure professionali maggiormente
richieste dal mercato del lavoro – continuano Lai e Serra – poi
valorizzare l’insegnamento di competenze tecnico-pratiche, soprattutto
attraverso le attività di laboratorio e la professionalizzazione dei
docenti tecnici».
Le città con il maggiore numero di studenti tecnico-professionali sono
soprattutto quelle del Nord: al primo posto la provincia di Vercelli
(61,3%), tallonata da Vicenza (61%), Rovigo (60,8%) e Reggio-Emilia
(60,7%). Restringendo lo sguardo sulla Sardegna è Sassari-Gallura, 10.588
alunni (42,1%), la provincia con il più alto numero di studenti che
optano per un indirizzo tecnico professionale. Seguono Cagliari con
9.119 studenti (42,1%), il Sud Sardegna con 5.376 (52,4%), Nuoro con
4.896 (50,1%) e Oristano con 3.161 (50,1%). Dall’incrocio dei dati, inoltre, affiora inoltre anche un dato particolarmente significativo: nonostante la scuola tecnico-professionale garantisca maggiori possibilità di inserimento nel mondo lavorativo, i giovani sardi continuano a preferire in larga parte il liceo. Eppure, nel 2022, il 66,9% del personale assunto in Sardegna possedeva un’istruzione tecnico professionale. Un dato che peraltro supera di gran lunga la media nazionale, ferma al 63,2% della domanda complessiva di lavoro da parte delle imprese in cerca di profili con tali caratteristiche formative.
Un ulteriore paradosso è rappresentato dal fatto che in Sardegna
cresca sempre di più la necessità di figure professionali qualificate
da inserire nelle imprese: se nel 2022 la quota mancante di manodopera
specializzata era del 36,6%, nel 2023 la carenza si attesterà al
42,1%, con una crescita del 5,5%. Tra le imprese artigiane la
difficoltà di reperimento è del 38,5%. Insomma il lavoro ci sarebbe ma
i posti rimangono liberi a causa del ridotto numero di candidati, per
l’inadeguatezza professionale degli aspiranti e per altre “generiche
motivazioni”. La difficoltà si riscontra soprattutto, in riferimento
al livello secondario, per gli indirizzi di elettronica ed
elettrotecnica (59,8%), e di meccanica, meccatronica ed energia
(56,2%). Per quanto concerne le qualifiche di formazione o diploma
professionale, le maggiori criticità riguardano gli indirizzi di
impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico
(51,5%).
Per ridurre l’attuale paradosso del mismatch scuola-lavoro, secondo
Lai e Serra «sarebbe inoltre opportuno riservare particolare
attenzione all’attuazione del nuovo Sistema di orientamento scolastico
e formativo, soprattutto in riferimento al Job Placement. Un
salvagente per le imprese artigiane è rappresentato dagli ITS,
Istituti Tecnici Superiori - prosegue la Presidente Lai - perché hanno
la capacità di introdurre nel mercato del lavoro le competenze ad alta
specializzazione tecnologica di cui esse hanno bisogno per la
transizione digitale ed ecologica». «A maggior ragione dopo la
pandemia che ha radicalmente modificato il modo di lavorare e di
produrre – prosegue – e così i profili professionali di cui le imprese
hanno bisogno per alimentare la ripresa si comporranno di ruoli
totalmente inediti o comunque decisamente modificati. Nuovi modelli di
educazione sono, e saranno, sempre componenti essenziali della
progettazione e dello sviluppo di tali nuovi ruoli, mestieri e
professioni: l’ITS offre una soluzione formativa strategica per
sostenere la ripresa».
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