Carlo Mannoni
6 aprile 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
Cent’anni di case Osservazioni e riflessioni
A Cheremule, il paese di mio padre, nel 1919 erano state censite 68 abitazioni. In quello di mia madre, Santa Teresa Gallura, 156. Nell’anno successivo alla conclusione della prima guerra mondiale, il tessuto urbano di Alghero era costituito da 1684 abitazioni censite dal Comune, mentre l’intera Sardegna ne aveva 54.603. Da lì partiamo per capire in che misura i nostri paesi e le nostre città sono cresciute in un secolo dal punto di vista edilizio. Non è stata una crescita uniforme e il turismo, col suo sviluppo edilizio, è stato l’elemento differenziante e determinante da paese a paese, da territorio a territorio. Non a caso a Santa Teresa Gallura ci sono oggi 9621 abitazioni, ovvero il 1016 percento in più rispetto al censimento del 1961, i cui dati sono maggiormente affidabili rispetto al precedente quarantennio, mentre il paese di Cheremule si è fermato a 385. Alghero, a sua volta, ha oggi 31.366 unità abitative, con un incremento dal 1961 di 26.038 unità (+488%), una crescita ben superiore a quella dell’intera Sardegna per lo stesso periodo (+347%) con un milione di abitazioni in più ma con diversi valori per provincia a vantaggio delle zone costiere. La provincia di Sassari ha avuto, infatti, il maggior incremento (443%), seguita dalla provincia di Cagliari (ora Area Metropolitana di Cagliari e Sud Sardegna) col 344%, di Oristano (301%) e da quella di Nuoro, con le sue aree interne, con appena il 231%.
Allargando lo sguardo all’intero territorio regionale, il maggior rapporto tra l’edificato abitativo esistente e la popolazione insediata si riscontra oggi nei comuni di Stintino (5,85 case per famiglia), San Teodoro (4,60), Golfo Aranci (4,57), Badesi (3,85), Budoni (3,85), Palau (3,75), Trinità D’Agultu e Vignola (3,65), Santa Teresa Gallura (3,59), Villasimius (3,46), Loiri Porto San Paolo (2,90), Muravera (2,82), Arzachena (2,60) e Valledoria (2,57), il cui sviluppo edilizio è stato trainato dal turismo costiero. Tali valori sono nettamente superiori alla media regionale che è di 1,46 abitazioni per famiglia, con 1.059.113 abitazioni per 726.644 nuclei familiari e con ben 346.706 abitazioni (il 33% del totale) non stabilmente occupate. Olbia e Alghero, rispettivamente con 1,54 e 1,47 abitazioni per famiglia, non appaiono ai primi posti di tale classifica a causa dell’elevato numero di abitanti, pur avendo avuto dal 1962 ad oggi un notevole sviluppo urbanistico (Olbia +39.445, Alghero +26.038 unità abitative) ed essendo i centri urbani con il maggior numero di case non occupate. Olbia è la prima con 16.488 unità abitative non occupate, seguita da Alghero (10.476), Arzachena (10.066), San Teodoro (9839), Sassari (9319), Cagliari (8405), Budoni (7774), Santa Teresa Gallura (6960) e Palau con 5643. Tuttavia tale graduatoria cambia significativamente quando dai valori assoluti si passa a quelli relativi che indicano il rapporto tra abitazioni non occupate e il totale di queste per comune. In tale classifica primeggiano i comuni di Stintino con l’83% delle abitazioni non occupate (le cosiddette “case vacanze”), Trinità d’Agultu e Vignola (81%), San Teodoro e Golfo Aranci (78%), Budoni (75%), Palau (74%), Santa Teresa Gallura (72%), Muravera (64%), Arzachena (61%), mentre Olbia (37%) e Alghero (33%) si collocano più indietro.
Qualche notazione aggiuntiva su Alghero. Dal 1961 la città è cresciuta di 15.770 abitanti rispetto ai 26.688 di quell’anno, con un incremento del 59% che deve confrontarsi con la ben più alta percentuale del 488% di crescita del patrimonio abitativo riferito allo stesso periodo. Gli anni di maggior sviluppo costruttivo in abitazioni sono stati, per la città, quelli dei tre decenni dal 1962 al 1991, (rispettivamente 5028, 4885 e 5183 abitazioni) e con un decremento a partire dal 1991 così come in tutta la Sardegna. Nel suo sviluppo edilizio, Alghero ha anticipato di un decennio l’intera isola e gli altri comuni costieri, il cui il maggior progresso è avvenuto, invece, a partire dal 1972 sino al 1991. Peraltro, nel ventennio appena trascorso l’attività edilizia algherese si è mossa con la realizzazione, in media, di 386 unità abitative annue, con un incremento complessivo di 7.739 unità (+33% a fronte del 10,58% dell’incremento della popolazione nello stesso periodo), un dato in linea con quello della Sardegna (+32%) e nazionale (+32%) per gli stessi anni, pur in presenza del Ppr che secondo alcuni avrebbe pregiudicato, nella nostra isola, gli investimenti edilizi rispetto alle altre regioni. La città è “cresciuta in altezza”, come ho scritto altre volte, utilizzando gli strumenti del vecchio piano regolatore comunale del 1984 e le sue norme di attuazione. I dati appena esposti costituiscono un’utile base di riflessione per dirci, voltandoci indietro, come siamo stati e, guardando avanti, per indirizzarci verso le migliori scelte edilizie a cui Alghero è chiamata, a breve, col nuovo piano urbanistico in elaborazione.
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