Carlo Mannoni
28 marzo 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
Come siamo cambiati in vent’anni
Il ragionier Rossi che tiene la contabilità nazionale ci ricorda che nel 2002 l'indice di vecchiaia, in Sardegna, era più basso di quello della media nazionale (116,1 contro 131,4), mentre nel 2022 è arrivato a superarlo di gran lunga (241,8 contro 187,6). Significa che da noi, vent’anni fa, ogni 100 giovani sotto i 14 anni c’erano 116 anziani (ultrasessantacinquenni), saliti oggi a 242. Nel 2002 si nasceva di più e si moriva di meno rispetto ad oggi. In quell’anno venivano alla luce nella nostra isola 8 bambini ogni 1000 abitanti e i morti erano quasi equivalenti (8,4 per 1000 abitanti). Nel 2022 l’indice di natalità è invece sceso a 5,4 mentre quello di mortalità è salito a 11,7 e tali numeri rappresentano la cruda realtà: si nasce sempre di meno e si muore assai di più. Il saldo negativo del 2022 tra natalità e mortalità è stato dunque pari a 6,3, che su una popolazione regionale di 1.590.044 al 31 dicembre 2021 equivale a una riduzione della stessa, al netto del saldo migratorio, di 10.017 unità, mentre la popolazione complessiva della Sardegna è diminuita, dal 2002 al 2022, di 43.434 residenti.
Insomma, come popolazione ci ritroviamo complessivamente assai più vecchi di vent’anni fa mentre sono progressivamente diminuiti i giovani di età sotto i 14 anni. Ciò è confermato dal dato dell’età media che nel 2002 era di 40,6 anni (Italia 41,9), salito nel 2022 a 48,1 (Italia 46,2), il che significa che la stessa popolazione è oggi più vecchia, nella media, di 7,5 anni rispetto ad allora. Infatti gli ultrasessantacinquenni sono passati dai 262.183 del 2002 (16%) ai 408.746 del 2022 (25,7%). Per contro i giovani sotto i 14 anni che nel 2002 erano 225.818 (13,8%) oggi si sono ridotti a 169.063 (10,6%). Alghero, a sua volta, ha dimostrato in questi anni di avere una popolazione più vecchia, nella media, di quella della regione. Il suo indice di vecchiaia è stato, infatti, sempre più elevato di quello regionale, ovvero 135,2 nel 2002 e 274,4 nel 2022, con un’età media passata da 41,8 nel 2002 a 49,1 nel 2022, mentre gli indici di natalità (5,4) e di mortalità (11,6) sono nel 2022 praticamente uguali a quelli medi regionali.
Nella città, nel 2022 il saldo negativo tra natalità e mortalità è stato pari a 6,2 unità su 1000 abitanti, che su una popolazione di 42.458 al 31 dicembre 2021 (38.393 nel 2002) equivale a una riduzione della stessa per tale anno, al netto del saldo migratorio, di 263 unità. Anche la città si è ritrovata complessivamente più vecchia di vent’anni prima: il numero degli ultrasessantacinquenni è salito dai 6.552 del 2002 (17%) agli 11.372 del 2022 (26,8%). Per contro si sono ridotti sensibilmente i giovani sotto i 14 anni dai 4.847 del 2002 (12,6%) ai 4.144 del 2022 (9,7%). Ad ascoltare i rumori di fondo di Alghero, si può affermare che nei vent’anni trascorsi il sommesso dialogare degli anziani si è sempre più sovrapposto all’allegro vociare dei ragazzi più giovani. A differenza di quella regionale, la popolazione algherese è invece cresciuta nel ventennio, giovandosi del positivo saldo migratorio, con un incremento di 4.065 unità, col maggior dato nel 2015 ma con la perdita complessiva da quell’anno di 1624 unità.
Anche con riferimento alla popolazione lavorativa, la Sardegna e Alghero hanno subito in questi vent’anni sostanziali modifiche anagrafiche, con un incremento della "popolazione non attiva" (0-14 anni e 65 anni ed oltre) rispetto a quella "attiva" (15-64 anni). Se nel 2002 c’erano nell’isola 42,7 persone anagraficamente inattive ogni 100 attive, oggi tale numero è salito a 57,2 unità (+ 14,5). Ad Alghero tali incrementi sono risultati leggermente maggiori e oggi, ogni 100 persone in età da lavoro, ce ne sono 57,6 anagraficamente inattive a fronte delle 42,2 del 2002 (+15,4). Ma questo è solo un dato anagrafico mentre quello della reale occupazione segna valori ancor più preoccupanti. Siamo anche assai più vecchi nell’età media lavorativa con l’“indice di ricambio della popolazione attiva” tra coloro che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni) e i prossimi alla pensione (60-64 anni) passato in Sardegna da 93,1 nel 2002 all’attuale 177,2 (la popolazione attiva è tanto più anziana quanto più l'indicatore è maggiore di 100).
Nel 2002, su un campione di 100 unità, a fronte delle 48 persone in età da pensione c’erano 52 giovani in potenziale ingresso nel mondo del lavoro. Oggi i pensionandi sono saliti a 64 e i giovani scesi a 36. La maggiore anzianità lavorativa attuale rispetto a quella di vent’anni fa è confermata dal rapporto percentuale tra la parte di popolazione in età lavorativa più anziana (40-64 anni) e quella più giovane (15-39 anni), passato da 87,6 del 2002 a 177,2 nel 2022. Tradotto in numeri concreti vuol dire che se nel 2002 su 100 lavoratori 47 erano “anziani” e 53 “giovani”, nel 2022 gli anziani sono diventati 64 e i giovani 36. Ad Alghero a fronte delle 53 persone in età da pensione del 2002 c’erano 47 giovani in potenziale ingresso nel mondo del lavoro, mentre oggi i prossimi alla pensione sono saliti a 67 e i giovani in accesso al lavoro ridotti a 33. Tale dato sull’invecchiamento della popolazione lavorativa algherese, è confermato dal rapporto percentuale tra la parte di popolazione in età lavorativa più anziana e quella più giovane con 51 lavoratori “anziani” e 49 “giovani” nel 2002, mentre nel 2022 gli anziani sono diventati 64 e i giovani 36.
Le conclusioni. In Sardegna e ad Alghero siamo invecchiati, in questi vent’anni, più velocemente del resto d’Italia. La popolazione è sempre meno giovane, con una riduzione sensibile delle nascite anche rispetto alla media nazionale e una costante diminuzione della popolazione della nostra isola. Nel campo del lavoro, si è sensibilmente ridotto, inoltre, il numero delle presone anagraficamente attive rispetto a quelle inattive, mentre la nostra popolazione in età lavorativa è sempre più anziana, con un basso ricambio con quella più giovane. Abbiamo perso in vent’anni oltre 43.000 abitanti (come se fosse stata cancellata una città come Alghero!) e, se questo trend demografico non subirà un’inversione, potremo avere nel prossimo ventennio, secondo alcune proiezioni, una riduzione di ulteriori 200.000 unità, quando 2 sardi su 5 avranno più di 65 anni e solo l'8 per cento degli abitanti avrà meno di 14 anni. Si tornerà alla popolazione della Sardegna degli anni cinquanta, sperando che ci sia, come allora, un nuovo sviluppo e una ripresa demografica. Ma questi sono temi che la politica non può rinviare al prossimo ventennio.
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