S.A.
18 febbraio 2023
A Insulae Lab ritorna Antonello Salis
Da oltre cinquant’anni Antonello Salis è riconosciuto come uno dei musicisti più importanti e influenti della scena italiana e internazionale.
SASSARI - Cosa aspettarci da questo secondo anno del progetto Insulae Lab - Centro di Produzione Musica? Certamente nuove produzioni originali, sicuramente grandi ospiti e senza alcun dubbio un “mare” di artisti provenienti dall’intero bacino del Mediterraneo. Archiviato il capodanno con tanto di positivo bilancio della “prima sessione” di concerti, mentre sull’Isola impazza il Carnevale Insulae Lab, ricomincia ad ardere come fuoco sotto la cenere. Il Centro di Produzione Musica con sede a Berchidda (direzione artistica affidata a Paolo Fresu) non ha mai smesso di generare connessioni e idee e suggestioni. Tutto a breve sarà noto e raccontato, ma intanto già qualcosa sfugge alle maglie dell’effetto sorpresa e qualcuno - già grande protagonista di una delle riuscitissime produzioni originali - torna sull’esperienza per esaltarla e condividerla.
La novità rivelata e attesa è in realtà la certezza di un grande ritorno: quello di Antonello Salis, che salirà sul palcoscenico di Insulae Lab con il suo storico quartetto, il Meta Quartet Reloaded. Da oltre cinquant’anni Salis è riconosciuto come uno dei musicisti più importanti e influenti della scena italiana e internazionale. Creativo e anarchico, ben rappresenta lo svilupparsi, crescere e diffondersi del percorso del jazz italiano ed europeo, arrivando personalmente a collaborare con la maggior parte della parte creativa e sperimentale del panorama musicale di riferimento (ed oltre). Dal futuro al recente passato. Lo scorso 28 dicembre le percussioni e l’ancestrale estro di Alfio Antico - inseriti in un ensemble di assoluto livello composto in origine da Elena Ledda, Etta Scollo, Salvatore Maiore e Mauro Palmas - hanno dato forma ad un denso incontro d’animi destinato a lasciare traccia: “Attitos, Duru-Duru e Cantunovu”. Voci femminili e sonorità arcaiche, il repertorio popolare sardo e siciliano ad incontrarsi improvvisando all’improvviso, un linguaggio nuovo generato a cavallo tra folk, jazz e musica classica.
Alfio Antico: «Paolo Fresu ha avuto una idea bellissima. Magica. Poi ha chiamato le persone, le ha messe insieme. Persone giuste. Ho diviso il palco con grandi artisti, tutti, fra cui Elena Ledda: bravissima, mediterranea, bella, poesia capace di entrare in un mio brano con la delicatezza della rispettosa improvvisazione. Quel che è scaturito dalla nostra unione artistica, dalla totalità delle arti degli artisti coinvolti, merita di essere ascoltato e portato sulle scene. Voci isolane, idea geniale. E poi la libertà di improvvisazione che abbiamo condiviso e onorato: c’era il piacere di incontrarsi con piacere. Il piacere di stare insieme può farci crescere ancora. Il suono va preservato, ne ho grande rispetto: sul palco suono campanacci originali di pecora. Io vengo da una dimensione pastorale, fatta di capre e di vacche, da una cultura ancestrale, che però calza a pennello con l’atmosfera sarda. Io non faccio musica popolare, io sono popolare. In Sardegna si sente la presenza di culture arcaiche, la lingua ha un ruolo prezioso. Magici come questo progetto. Fresu, è persona silenziosa, dolce, riservata, istrionica, geniale. Bravo, perché è importante non dimenticare la memoria, ricordarsi e ricordare nel male e nel bene il bene e il male».
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