S.A.
8 febbraio 2023
Due Fratelli, commedia al Civico di Alghero
Una commedia “nera” ambientata in un appartamento di città che i due giovani, Boris e Lev, dividono con una coinquilina, Erika, tra semplici riti del quotidiano e tensioni sotterranee, incomprensioni e litigi. Appuntamenti ad Alghero, Ozieri, Olbia
CAGLIARI - Vite sospese e storie di ordinaria infelicità in “Due Fratelli” di Fausto Paravidino, testo cult del Novecento (vincitore del Premio “Pier Vittorio Tondelli” – sezione under 30 del Premio Riccione Teatro nel 1999 e e del Premio Ubu per la migliore novità italiana nel 2001), in cartellone giovedì 9 febbraio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia e poi in tournée nell'Isola per un duplice appuntamento sabato 25 febbraio alle 21 al Teatro Civico di Alghero e domenica 26 febbraio alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Una commedia nera che indaga il disagio giovanile, il malessere e la confusione di una generazione priva di ideali e di speranze per il futuro: i protagonisti trascorrono le loro giornate apparentemente senza impegni di studio o di lavoro, compongono lettere “immaginarie” e si confrontano con le piccole e banali incombenze del quotidiano, in una convivenza resa difficile da tensioni sotterranee e legami di sangue, alleanze e antagonismi, culminante in una tragedia annunciata.
“Due Fratelli” – nella mise en scène de L'Effimero Meraviglioso, con Noemi Medas, Federico Giaime Nonnis e Leonardo Tomasi, per la regia di Maria Assunta Calvisi – si svolge nello spazio claustrofobico di un appartamento in città, che Boris e Lev dividono con una coinquilina, Erika, dal passato enigmatico: tra i due uomini esiste un rapporto strettissimo, quasi simbiotico, fondato sulle radici comuni e su vicende familiari cui si allude in modo ambiguo, in cui si inserisce, o meglio si insinua, quasi inconsapevolmente, nel ruolo di pericolosa e conturbante femme fatale, la donna indipendente e spregiudicata, quale simbolo del caos.
Uno strano “triangolo” per un racconto pieno di suspense, dove i personaggi si rivelano solo in parte, attraverso conversazioni frammentarie, tra le pulsioni contrapposte di eros e thanatos, amore e morte, e il sentimento dominante di una fratellanza fatta di ricordi condivisi, di solidarietà e forse “complicità”. Un linguaggio scarno ed essenziale mette a nudo i fatti, in una chiave spesso conflittuale, come se fosse impossibile per quei tre raggiungere una qualche armonia: Boris e Lev vivono in un loro mondo, un microcosmo ordinato, i cui confini sono dettati dalle loro idiosincrasie e paure, dalle loro inquietudini, in cui non sono ammesse interferenze o influenze esterne.
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