Carlo Mannoni
16 dicembre 2022
L'opinione di Carlo Mannoni
La grande ruota algherese
Penso che la ruota panoramica ad Alghero sia una riuscita metafora, consapevolmente ideata dal sindaco, per descrivere plasticamente l'illusione, non solo algherese, del cielo sfiorato con un dito e, subito dopo, la disillusione di far ritorno sulla terra. Tutto in un minuto, tanto quanto dura un giro della grande ruota. L'euforia di qualche attimo con la salita in paradiso e l'immediato rientro nel quotidiano purgatorio che ci ospita. Come direbbe Ramazzotti : "Più bella cosa non c'è ".
Da buon psicologo e profondo conoscitore dell'anima nascosta della sua città, Mario Conoci deve aver capito che la grande ruota è ciò che gli algheresi desiderano più di ogni altra cosa nel loro inconscio. E se ne è fatto interprete. Non è forse questo il senso della politica e dell'amministrare? Lo hanno già fatto Cagliari e Olbia, poteva Alghero essere da meno? E, inoltre, non è sempre valido il detto "Alghero cresce in altezza" che avevo coniato anni fa, riferendomi all'urbanistica algherese?
Non la prenderanno bene il belvedere dell'hotel Catalunya, il campanile della Cattedrale di Santa Maria e le diverse alture della campagna algherese, depositari sino a oggi del "diritto esclusivo di veduta" sul panorama mozzafiato della città, del suo mare e del promontorio di Capo Caccia. Dovranno rassegnarsi: Frank Hornby, l'uomo del meccano (i giovani neanche ricordano questo vecchio gioco) tornerà tra noi armato degli elementi metallici perforati, viti, dadi, bulloni e chiavi inglesi e tirerà su, in men che non si dica, la superba ruota.
Sarà l'attrattore della bassa stagione che ci mancava? E i sassaresi riprenderanno le loro storiche "discese" di un tempo ad Alghero, attratti dalla perenne aria svagata e divertita della città di una volta con i suoi locali notturni, veglioni e tè danzanti? Chissà, magari il sindaco di Alghero è proprio a questo che ha pensato, ovvero alla grandeur algherese da tempo tramontata che si vorrebbe riportare agli albori. Se avrà avuto ragione gli faremo un plauso senza arrossire, anche se oggi ci sia consentito dubitare di una decisione forse affrettata, sia nella scelta in sé che nella dislocazione nel parcheggio della Piazza della Pace dell'ingombrante manufatto.
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