S.A.
10 novembre 2022
Malattie animali: é allarme rosso in Sardegna
Il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel ricordare la pericolosa condizione che stanno attraversando migliaia di aziende zootecniche regionali chiede l´intervento di un tavolo tecnico in Regione
CAGLIARI - «In poche settimane siamo riusciti a collezionare tutte le peggiori emergenze di sanità animale dell’Ue: dal sierotipo 3 della Blue tongue nel comparto ovino, su cui non esistono vaccini, al primo caso di malattia emorragica del cervo in Europa, che porta anche al decesso dei bovini e in cui le pecore sono portatori del virus, passando per l’aviaria sbarcata nella colonia delle diverse specie di uccelli del parco cittadino di Monte Urpinu a Cagliari. Un livello di allarme rosso che vede la Sardegna sotto la lente di ingrandimento della sanità animale internazionale e che dovrebbe portare la Regione a convocare subito un tavolo tecnico con le organizzazioni di categoria agricola, le ASL territoriali, l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, le università dell’Isola e i numerosi centri di ricerca del resto del Paese. Un gabinetto di crisi regionale, insomma, che operi a stretto contatto con il ministero della Salute».
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel ricordare la pericolosa condizione che stanno attraversando migliaia di aziende zootecniche regionali. «Un quadro potenzialmente devastante – ha spiegato Mele – che rischia di mettere definitivamente a terra il comparto ovino e soprattutto quello bovino, con il blocco sulle movimentazioni dei capi imposto dal Ministero dopo il ritrovamento del virus dell’Ehd ad Arbus».
Insieme al tavolo tecnico, punto di raccolta delle informazioni e centro decisionale sulle contromisure da intraprendere, «è fondamentale istituire un cordone sanitario intorno alla zona infetta con controlli a tappeto sulle aziende dell’area. Al contempo – ha proseguito il numero uno di Confagricoltura Sardegna – sarebbe importante raccogliere più dati possibile dal selvatico con una serie di attività di sorveglianza passiva alla ricerca di carcasse da analizzare in laboratorio, da eseguire con il personale del Corpo forestale di Vigilanza ambientale e dell’Agenzia Forestas, nei macro-areali in cui si trovano cervi e daini, anche loro passibili di contagio. Un controllo serrato quindi tra ungulati e animali d’allevamento indispensabile per avere un quadro reale della situazione», ha concluso Mele.
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