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5 novembre 2022
Tra i Sardisti è resa dei conti Antonio Moro incendia Acciaro
A riscaldare il clima interno a Maggioranza e Sardisti le ultime dichiarazioni pubbliche di Giancarlo Acciaro, a cui replica con chiarezza e ferma decisione il presidente del Partito Sardo d´Azione, Antonio Moro. Di seguito la lettera aperta
CAGLIARI - All'indomani delle elezioni e della formazione del nuovo governo Meloni, in attesa di un rimpasto in Regione sempre paventato ma all'infinito rimandato, in maggioranza ma nel Psd'Az in particolare, si apre una dura resa dei conti interna dall'epilogo non scontato. Così, mentre da una parte si sgretola il patto con la Lega di Matteo Salvini, ormai in fortissima difficoltà nell'Isola, si scalda il dibattito interno ai Sardisti, sintomo di un finale di legislatura ad altissima tensione. Ad incendiare il clima le ultime dichiarazioni pubbliche di Giancarlo Acciaro, a cui replica con ferma decisione il presidente del Partito Sardo d'Azione, Antonio Moro. Di seguito la lettera aperta.
Riflessioni e scelte coraggiose. È l’invito che rivolge ai sardisti Giancarlo Acciaro, sollecitando il partito a reagire alla mancata nomina nel Governo Meloni di un sardista che la Lega, si legge, avrebbe dovuto patrocinare in nome dell’alleanza in essere tra i due partiti in Sardegna. Scrivere con nonchalance che il Partito sardo d’Azione, nei giorni scorsi, era pronto ad entrare in un governo italiano, a guida Fratelli d’Italia, senza che mai il partito abbia neppure immaginato una discussione su una simile strampalata ipotesi, è infatti un’affermazione che richiede proprio un coraggio ardito. Al pari della improntitudine che dimostrano alcuni che, dopo aver beneficiato degli incarichi che l’alleanza politica con la Lega ha portato loro, oggi si interrogano circa l’opportunità di mantenere il patto con il Carroccio, senza però neppure minacciare la preventiva rinuncia a quegli incarichi. Si vuole mettere in discussione il rapporto con la Lega? È legittimo e forse anche doveroso, ma la logica vorrebbe che si sia anche pronti a interrompere la legislatura, a dare la parola agli elettori costruendo un’alleanza di centrodestra senza la Lega. E pensare di fare tutto questo senza un congresso sardista non significa esser coraggiosi ma essere impudenti. Se poi si pensa di aprire alle forze progressiste della Sardegna, cioè con quelle con cui non si dialoga da anni, bisogna che si dica subito e con chiarezza chi mai dovrebbe essere l’artefice di questa rivoluzione copernicana. È da autentici temerari, dunque, puntare il dito contro l’operato di alcuni assessori di una forza politica alleata, evitando accuratamente di far prima almeno un pizzico di autocritica sui risultati conseguiti dalla compagine governativa, disegnata dal segretario Psd’Az-presidente della Regione. Non fosse altro perché mai il partito è stato posto nelle condizioni di esprimere, neppure a posteriori, una valutazione sui programmi, sulle azioni, sulle scelte e sugli uomini di questa stagione al governo della Sardegna. Il punto è questo ed è importantissimo: se si è un partito, prima si chiamano gli iscritti a esaminare e discutere i contesti e i problemi, dopo si tirano le somme. Acciaro, invece, con inversione della logica e sacrificio del pudore, pretende di perpetuare la pratica delle decisioni senza discussioni. Segnare in rosso gli errori delle forze politiche che compongono la coalizione di governo guidata dal segretario nazionale del Psd’Az e bollare come “fuori luogo” le condotte consiliari di alcuni gruppi appartenenti alla maggioranza che sostiene la giunta e il presidente della Regione, è quindi un’operazione ad alto rischio, che in politica può avere conseguenze tanto gravi, quanto traumaticamente ineludibili. È singolare, poi, che l’invito ad una riflessione, sottintenda una reazione stizzita per una mancata elezione parlamentare, se non anche una rappresaglia politica per un mancato ristoro sottosegretariale, da convertire forzatamente e repentinamente in un qualche incarico assessoriale. Il tutto per significare che quella sollecitazione disinteressata e “spintanea” di Acciaro alla riflessione “per fare chiarezza nel rapporto tra il Psd’Az e la Lega”, può essere plausibilmente formulata, soltanto se preceduta da una valutazione approfondita su ciò che è diventato il glorioso Partito Sardo d’Azione dopo quattro anni di governo alla Regione. Oppure su ciò che ne è stato degli obiettivi e dei programmi sardisti o anche su quali siano le riforme nel verso del federalismo e dell’autogoverno che hanno trovato, se non realizzazione, almeno l’abbozzo. A questo proposito, ritengo che delle ultime elezioni politiche, l’unico dato politico che terrei in massima considerazione, è proprio il risultato elettorale che ci riguarda. Infatti, a mio personale giudizio, ha rappresentato bene il livello di soddisfazione dei sardi ed anche i termini precisi del gradimento verso certi modi - assai poco in linea con la tradizione sardista - di certi del Partito Sardo d’Azione, che è bene ritrovino presto (in questo caso sì, con un subitaneo anche se tardivo cambio di passo) la strada della credibilità, della sincerità, della lealtà, della correttezza, del rispetto, dell’onesta, della riconoscenza e dell’amore verso la Sardegna ed il nostro partito. Fortza Paris.
Nella foto: Antonio Moro col governatore Christian Solinas in occasione del recente anniversario del partito
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