S.A.
17 ottobre 2022
Under30: solo 3mila sardi hanno il lavoro
Le aziende sarde continuano ad assumere nonostante le difficoltà: 120mila contratti nei primi 6 mesi dell’anno ma solo l’11% è a tempo indeterminato. In difficoltà gli under 30: solo 3mila hanno trovato lavoro stabile
CAGLIARI - Le imprese sarde continuano ad assumere. Nonostante le difficoltà date dal caro energia, da crollo del potere d’acquisto delle famiglie e dall’aumento del costo delle materie prime, le attività economiche isolane nel primo semestre di quest’anno hanno firmato oltre 120mila contratti di lavoro, di cui più di 40mila hanno riguardato gli under 30 (il 33,1%). Sono questi i dati relativi al dossier sulle assunzioni in Sardegna nel 2022, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte UnionCamere, Anpal ed Excelsior. Nel totale delle assunzioni, 14mila sono stati i contratti a tempo indeterminato, 48mila a tempo determinato, 1.500 gli apprendisti,
43mila gli stagionali, quasi 7mila i contratti di somministrazione e
6mila gli intermittenti. Le percentuali parlano che solo l’11,6% del
totale degli assunti avrà un posto stabile nel tempo (indeterminato)
mentre al restante 88,4% sono state offerte altre soluzioni
lavorative.
Sul totale degli assunti, come anticipato, i contratti under 30 sono
stati più di 40mila (il 33,1% del totale delle assunzioni), con quasi
3mila a tempo indeterminato (7,5%), 14mila a termine (35,6%), 1.300
gli apprendisti (3,3%), oltre 16mila gli stagionali (40,3%), 2.500
quelli a somministrazione (6,4%) e più di 2.700 quelli intermittenti
(6.9%). Il record delle assunzioni è stato registrato nel Nord Sardegna, con 51.600, di cui quasi 18mila per gli under 30: di questi ultimi, solo
443 sono stati assunti a tempo indeterminato (5,9%). Segue Cagliari
con oltre 32mila assunzioni, di cui 10mila under 30 con 997 giovani
(il 9,9%) che hanno avuto il contratto a tempo determinato. Poi 17mila
nel Sud Sardegna, di cui 5.700 under 30 e 121 (il 7,7%) a tempo
indeterminato. Ancora Nuoro con 12mila assunzioni, di cui 4.100
giovani, con 315 che hanno avuto una offerta stabile (7,7%). Chiude
Oristano con oltre 7mila assunzioni, di cui 2.200 per i giovani e 184
a tempo indeterminato (8,1%).
“Le imprese stanno facendo il possibile per avere forza lavoro a
disposizione e per stabilizzare gli addetti - commenta Elisa Sedda,
imprenditrice e delegata regionale di Confartigianato Imprese Sardegna
per le Pari Opportunità – ma la situazione socio-economica, che si
protrae ormai da 8 mesi, e che giorno dopo giorno si aggrava sempre
più, non consente di fare ulteriori sacrifici e di programmare
ulteriori assunzioni, a danno sia di un sistema economico che rischia
di fermarsi bruscamente, sia di tutta la platea di lavoratori che
attendono un contratto”. “I numeri di questo primo trimestre, a prima
vista potrebbero, sembrare confortanti e in parte lo sono, visti i
120mila contratti – continua la Sedda - ma ciò che preoccupa è che
solo l’11,6% degli assunti avrà un posto stabile e solo 3mila under30
saranno stabilizzati definitivamente”.
E molto incide anche la mancanza di figure professionali adatte alle
mansioni che ricercano le imprese. Per questo, secondo Confartigianato Sardegna, l’Isola che produce non potrà mai esprimere tutto il suo potenziale se non si allineeranno i percorsi formativi alle esigenze delle aziende e se non si favorirà l’inserimento dei giovani nelle imprese artigiane. «Da tempo ribadiamo la necessità far ripartire i corsi, teorici e pratici aggiuntivi rispetto a quelli già previsti nei Piani regionali di formazione professionale che potrebbero essere realizzati nelle Botteghe Scuola – sottolinea - inoltre sarebbe utile adottare il Piano regionale di rilevazione dei fabbisogni professionali delle imprese, con tempi certi e brevi per l’erogazione della formazione, anche tramite voucher, e “ripensare” l’apprendistato con un maggiore
coinvolgimento dell’imprenditore ed una formazione teorica finanziata
più mirata sul settore e sulle esigenze delle imprese, anche tramite
forme simili al praticantato nelle professioni».
Per l’Associazione di Categoria, il lavoro nelle imprese lo si crea, e
lo si conserva, anche con i contributi a fondo perduto per sostenere
le aziende artigiane coinvolte nel passaggio generazionale, a favore
dei figli dell'imprenditore o dei dipendenti da almeno cinque anni
dell'impresa, tramite voucher per la fruizione da parte del successore
di servizi finalizzati allo start up della propria esperienza
imprenditoriale. Per questo è necessario ridefinire un sistema di
incentivi e detrazioni rivolti ai cittadini che intendono formarsi per
il conseguimento di qualifiche professionali, costi, tutt’ora a carico
delle famiglie.
Nella foto: Elisa Sedda
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