S.A.
7 ottobre 2022
Coldiretti e Consorzi Bonifica riuniti a Cagliari
Settore allo stremo con costi di produzione ed energetico che stanno costringendo alla chiusura le aziende agricole. Lunedì riunione alla Fiera di Cagliari
CAGLIARI - Coldiretti Sardegna chiama a raccolta il settore ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo, apistico e i Consorzi di Bonifica convocando per lunedì 10, alle 10.45 una grande riunione nella Fiera a Cagliari. Settore allo stremo con costi di produzione ed energetico che stanno costringendo alla chiusura le aziende agricole. Gli aumenti dei costi di produzione non seguiti da quelli alla vendita del prodotto finito rischiano di far chiudere tantissime aziende.
Produrre un ettaro di un frutteto o di ortive oggi è proibitivo con costi cresciuti in media del 60 – 70%.
«A contenere i costi è la manodopera, di solito familiare, altrimenti dovremmo lasciare le terre incolte» è la denuncia di Luigi Podda, frutticoltore di San Sperate. Stessa musica a Barisardo per i pomodori: «oggi produrre pomodoro in serra non conviene. Se tutto va bene vai in pareggio con condizioni di lavoro al limite del possibile, se poi, come succede spesso, vai incontro a delle malattie, come per esempio la sempre più diffusa tuta absoluta, allora sei in perdita» denuncia conti alla mano Alessandro Melis. Anche «per il pomodoro in pieno campo da industria i costi sono in media di 10mila euro ad ettaro per incassare a prodotto finito 10mila euro» dice Giuseppe Onnis di Samassi. Qualche margine rimane per i carciofi dove i costi di produzione sono cresciuti all’inverosimile con diversi fattori da tenere in considerazione ma con una premessa: «se il terreno non ricade nel Consorzio di Bonifica che ti consente di abbattere i costi dell’acqua non conviene coltivarlo. L’acqua è fondamentale per il carciofo e se dovessi utilizzare le pompe le spese sarebbero insostenibili».
Sono gli stessi problemi anche per gli altri settori come quello apistico fondamentale ma dimenticato o quello vitivinicolo, eccellenza sarda ma che non ha il sostegno delle istituzioni e adesso si trova dopo la pandemia a combattere con costi di produzione altissimi (la vendemmia secondo le stime Coldiretti costa + 35%). Per i cerealicoltori i conti non cambiano. «Non solo siamo considerati alla stregua di agricoltori di serie B da Stato e Regione – è la denuncia -, ci sentiamo abbandonati perché per noi o non sono previsti interventi, come gli ecoschemi per esempio, oppure se si stanziano dei fondi per i ristori per calamità naturali, caro prezzi od altro, questi a parte le carte e le illusioni non arrivano mai: ci sono 50 milioni fermi. La siccità del 2017 la stiamo ancora attendendo e sono trascorsi cinque anni, così come i 20 milioni promessi per il caro prezzi che dovranno essere inseriti nella Omnibus».
All’assemblea saranno presenti anche i Consorzi di Bonifica soffocati dai costi dell’energia e sull’orlo del baratro per i ritardi cronici della Regione nell’erogazione della Regione. «Non possiamo assistere passivi all’abbandono delle terre e alla scomparsa di eccellenze simbolo del nostro patrimonio agroalimentare e con loro alla chiusura di tantissime aziende – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna che lunedì sarà a Cagliari con i vertici della Coldiretti regionale e centinaia di agricoltori -. È paradossale che in un momento in cui la guerra ci ha messa davanti agli occhi la debolezza di chi dipende dall’estero e dalle importazioni di cibo richiamo di perdere gli agricoltori. Lunedì oltre a fare una analisi dei settori presenteremo la class action per i mancati ristori in particolare della siccità del 2017».
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