S.A.
31 agosto 2022
Caro energia, 425 mln in più per aziende sarde
Esplodono le bollette micro e piccole imprese della Sardegna: 425milioni di euro in più in un anno. I settori più colpiti sono quelli di vetro,
ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e
plastica e alimentare
CAGLIARI - «La situazione è insostenibile e il tempo di agire è di poche
settimane. Le nostre aziende rischiano il lockdown energetico e molti
imprenditori pensano alla chiusura. Servono interventi immediati e
altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi
dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e
una crisi senza precedenti». L’allarme lo lancia Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sull’analisi realizzata dall’Ufficio Studi dall’Associazione Artigiana che, analizzando l’impatto della crisi energetica e dell’impennata dei prezzi del gas sulle attività
produttive, rivela come da settembre 2021 a oggi le micro e piccole
imprese della Sardegna abbiano pagato per l’energia elettrica
425milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. I settori più
colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia,
chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.
Un impatto senza precedenti sulle piccole attività produttive isolane
che rischia di ingigantirsi ulteriormente se nei prossimi quattro mesi
i prezzi dell’elettricità non diminuiranno; i maggiori costi per i
piccoli imprenditori, infatti, potrebbero salire nel 2022 fino a 850
milioni di euro in più rispetto al 2021. Secondo la presidente Lai «vanno subito confermate e potenziate le misure già attuate da questo Esecutivo: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore». «Inoltre – continua la Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna - va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va
recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare
la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di
responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia
dell’intero sistema produttivo nazionale»”. “Vanno anche sostenuti gli
investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle
fonti di approvvigionamento – rimarca - in particolare per creare
Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”.
A livello nazionale, la rilevazione mette in evidenza come gli aumenti
del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000
MWh si traduca in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022,
di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al
5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI. A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le MPI supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi).
Secondo l’analisi, in Italia la velocità di crescita dei prezzi al
consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a
quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro
Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto
dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in
particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia. «Il tema energia deve diventare priorità per il Governo in carica, in
campagna elettorale e nell’agenda del nuovo Governo – conclude Maria
Amelia Lai - da quest’ultimo ci attendiamo la riforma della tassazione
dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con
maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba
al principio ‘chi inquina paga».
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