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30 agosto 2022
La Fondazione Maria Carta a New York
Il presidente Leonardo Marras e il segretario Antonio Carta hanno incontrato il direttivo del circolo dei sardi “Shardana-Usa”. Tra i temi analizzati il diverso ruolo dell’emigrazione, il fenomeno dello spopolamento e il rapporto con i “sardi speciali” che vivono lontano dall’isola
SASSARI - Dopo 14 anni la Fondazione Maria Carta è ritornata a New York, per incontrare la comunità dei sardi che vive e lavora nella Grande Mela. Un viaggio che era stato programmato prima che scoppiasse la pandemia e che solo adesso è stato possibile effettuare.
Sabato scorso, in una delle più importanti sale convegni di Broadway, i soci e i simpatizzanti del Circolo dei sardi “Shardana” hanno accolto la delegazione della Fondazione Maria Carta, rappresentata dal presidente Leonardo Marras e dal segretario Antonio Carta. Tra i temi affrontati durante l’incontro quello del nuovo ruolo del mondo dell’emigrazione, non più strettamente legato all’accoglienza di coloro che cercano lavoro.
Oggi i circoli dei sardi sono infatti delle vere e proprie ambasciate che promuovono e tutelano l’immagine dell’isola. Negli Stati Uniti, in particolare, i circoli dei sardi sono tre: a New York lo “Shardana-Usa”, attualmente con 124 iscritti (con la previsione di un incremento del 20 per cento nel prossimo futuro), il Circolo di Detroit e a breve si costituirà anche il Circolo di Los Angeles, per un totale di 460 soci nelle tre città. Si è anche analizzato il fenomeno dello spopolamento, che sta aggredendo in maniera preoccupante la Sardegna. Molti emigrati hanno tra l’altro nel cuore e nella testa il desiderio di rientrare nell’isola, ma non è facile realizzare un ritorno definitivo a casa.
È stato inoltre proiettato il docufilm su Freemmos, il progetto della Fondazione dedicato al fenomeno dello spopolamento e avviato nel 2017: le testimonianze di giovani imprenditori e di amministratori dei piccoli comuni hanno reso visibile l’impegno coraggioso delle comunità a resistere e arginare un processo che se non contrastato può creare nei prossimi anni una catastrofe. Dopo il docufilm è stata la volta del video musicale con la canzone “Freemmos”, che fotografa in maniera toccante la partenza di un giovane che lascia la famiglia in cerca di fortuna altrove. Infine un altro video, l’edizione speciale di No potho reposare, recentemente edita dalla Fondazione, con la partecipazione di diversi artisti isolani e dedicata ai sardi nel mondo.
«Nel 2008 la Fondazione Maria Carta diede lustro al nostro circolo con un grande evento culturale di tre giorni, portando un pezzo di Sardegna, che teniamo sempre nel cuore. Fu per noi un’opportunità per rialzarci dopo la prematura scomparsa del presidente Bruno Orrù e confermare alle comunità italiane dell’area metropolitana che noi sardi eravamo vivi e pronti a confrontarci in tutte le forme culturali con le altre associazioni di emigrati – ha dichiarato Giacomo Bandino, presidente del Circolo Shardana –. Ci sentiamo costantemente molto vicini alla nostra terra e continueremo, seppure da lontano, a promuoverla e valorizzarla. Grazie per i contenuti del nuovo video, che ci consente di essere anche noi, in questa parte del mondo, complici della vostra intuizione. L’auspicio è di rivederci presto qui a New York per un altro grande evento».
«Siamo noi che dobbiamo ringraziare il Circolo Shardana per la bella accoglienza – ha risposto Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta –. Abbiamo un forte legame con il mondo dell’emigrazione e Maria Carta era ed è ancora conosciutissima dappertutto, tanto che i circoli dei sardi la apprezzano e la ricordano sempre. Voi che vivete lontano dalla nostra isola siete “sardi speciali”, perché portate la Sardegna in maniera autentica e vera. Ricordiamo con piacere quella tre giorni del 2008. Annuncio che siamo già al lavoro per un grande evento qui a New York o in un’altra città, perché vogliamo che il rapporto tra i sardi che vivono in Sardegna e i “sardi speciali” si consolidi sempre più».
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