Carlo Mannoni
23 giugno 2022
L'opinione di Carlo Mannoni
Le cavallette a Villa Devoto
Cagliari, Villa Devoto, sede del presidente della Regione, 1° agosto 2023. Il vigilante, terminato il turno di notte, alle sette del mattino si affacciò sul parco che circondava la villa presidenziale in attesa del collega che gli avrebbe dato il cambio. Alle 8 sarebbero arrivati i primi addetti all’ufficio di gabinetto del Presidente, poi via via tutti gli altri, compreso il “primo ministro” della Regione. La giornata si preannunciava calda. Per alcuni giorni il maestrale aveva soffiato deciso su tutta l’isola spazzandola da nord a sud, ma da due giorni erano tornati a prevalere i vendi caldi e umidi meridionali, in un alternarsi tra il libeccio e lo scirocco. Il parco di villa Devoto era un gioiello della botanica con essenze pregiate e rigogliose che vi erano state messe a dimora, dagli alberi ad alto fusto alla macchia mediterranea. I giardini, poi, erano un ricamo che la sapiente ed esperta mano dell’uomo aveva saputo disegnare a imitazione della natura.
Abituato alla solita immagine che faceva da sfondo alla residenza del Presidente, connotata dalle varie tonalità e intensità di verde a cui si alternavano macchie di vivaci colori delle piante in fioritura, il vigilante restò stupefatto nel notare che i colori dei fiori erano di colpo scomparsi e il verde circostante aveva assunto tonalità smunte e malaticce. Pensò di star male o di essere vittima di un macabro scherzo da parte di chissà chi. La sera precedente, al tramonto, la luce del giorno aveva come sempre carezzato le piante del parco nei loro naturali e vividi colori conosciuti. Aguzzò la vista e tutt’a un tratto notò attorno un brulicare di cavallette che avevano invaso il parco dandogli un nuovo colore con le loro tinte marrone. Erano cavallette volanti, arrivate durante la notte dopo aver sfruttato i venti del nord, che si erano date a divorare il fogliame a disposizione.
Provenivano dal focolaio originario localizzato nel 2019 nei comuni della Media valle del Tirso, Bolotana, Sarule e Ottana, e nei quattro anni successivi si erano andate diffondendosi a raggiera un po' in tutta la Sardegna, dai giardini e i campi da golf della costa Smeralda alle campagne della Nurra, dai vigneti dell’Ogliastra alle coltivazioni del Campidano, sino ad arrivare a Cagliari, nella sede emblema delle decisioni politiche che, davanti a tale disastro, erano parse balbettanti e insufficienti. Si era passati dai 2000 ettari del 2019 ai 40000 del 2022. Nel 2023 erano arrivate un po’ ovunque e gli ettari compromessi non si contavano ormai più. Quando il Presidente della Regione giunse a Villa Devoto in quella calda mattina del primo agosto del 2023, le cavallette si posarono in massa con la loro macabra danza sull’auto di servizio dell’uomo politico e il suo autista dovette mettere in azione i tergicristalli per liberare il parabrezza della loro presenza. Fu un ben arrivato che non si aspettava con i Celiferi che gli si insinuarono persino nei risvolti dei pantaloni e, nel fare ingresso nella villa presidenziale, dovette liberarsene con delle energiche scrollate.
“Sono arrivate sin qua, in questo bunker, come se fossero state guidate da qualcuno che non ci vuol bene. Qui non entra mai nessuno, neanche i contestatori più accesi. È un segno della natura che occorre non sottovalutare”, disse preoccupato. Poi, rivolto al suo Capo di Gabinetto, aggiunse. “Predisponi subito un decreto sulla disgrazia delle cavallette, ma che sia più incisivo dei precedenti. Lo firmo all’istante. Con molti articoli, mi raccomando!”. Convocò, quindi, il suo Capo Ufficio Stampa e iniziò a dettargli un comunicato da divulgare nell’immediatezza. “Il Presidente ha a cuore la perniciosa invasione delle cavallette su tutto il territorio regionale e monitora costantemente col suo staff l’evolversi della situazione per approntare le più efficaci ed energiche misure che arginino il problema, riportandolo a livelli fisiologici”. Fuori, nel parco, le cavallette, incuranti nel tempo dei diversi e inutili decreti presidenziali, avevano divorato ormai tutto.
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