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Carlo Mannoni 10 giugno 2022
L'opinione di Carlo Mannoni
Alghero, urbanistica e Parco di Porto Conte
<i>Alghero, urbanistica e Parco di Porto Conte</i>

A coloro che muovono critiche e addebiti, spesso giustificati, alla direzione politica e amministrativa del Parco di Porto Conte (da ultimo la reprimenda del Corpo Forestale sull’apertura dei nuovi sentieri ciclabili), rispondo che non c’è nulla di cui sorprendersi. Il Parco, nei suoi aspetti gestionali e di governo del territorio “affidatogli” dalla legge, è infatti lo specchio della politica algherese: nessun piano importante (quello urbanistico in primis) è stato approvato dal Comune da tempo immemorabile, altrettanto è avvenuto a Casa Gioiosa con il Piano del Parco. Ad Alghero la pianificazione non trova dimora.

In città, l'urbanistica "virtuosa" insegue inutilmente ormai da anni il nuovo piano urbanistico comunale adeguato al Ppr, che però non viene predisposto. Si sussurra, ma è solo una voce, che convenga un po' a tutti non farlo. Si sono succedute giunte di diverso colore e nulla si è mosso. Così si è operato nella totale discrezione delle scelte (una decina d’anni fa scrissi un articolo profetico dal titolo "Alghero cresce in altezza") e il caso dei nuovi edifici a Calabona, costruiti a pochi metri dagli scogli, è la rappresentazione plastica delle responsabilità della politica che è rimasta assente sui temi fondamentali per la città. Sono saltati tutti gli standard urbanistici del vecchio piano regolatore ancora in vigore, senza che nessuno si sia scandalizzato o abbia almeno mostrato di farlo. Stiamo parlando dei requisiti minimi previsti per gli insediamenti umani su un territorio urbanizzato. In un articolo su questa rivista, “Il portiere della Juventina”, avevo scritto che “in Italia la media degli spazi verdi urbani nelle città è di 31,5metri quadri per abitante, mentre ad Alghero è di appena 1,4metri quadri”. Oggi forse tale indice si è ulteriormente ridotto.

Davanti a tali “virtuosità”, c'è (e c'era) da sperare che nel governo del Parco di Porto Conte (fotocopia perfetta dell'assemblea e del governo comunale) possa o potesse accadere qualcosa di diverso? Sicut in speculo, no di certo! Abbiamo così prodotto il mostro di Punta Giglio con l'albergo e ristorante sulla falesia sorti al di fuori di qualsiasi previsione o analisi di piano, con le nefaste incidenze sull'ecosistema circostante di un'antropizzazione spinta. No, c'era davvero poco da sperare perché la comunità algherese e non solo attende da un ventennio che lo stesso Parco si doti del Piano che è il documento base che regola la vita e lo sviluppo dello stesso organismo. Un documento che dovrebbe indicarne le linee di gestione per il futuro, attraverso il necessario e preliminare coinvolgimento della comunità e il solenne pronunciamento dell’assemblea del Parco, distinguendo tra ciò che si farà (e sarà quindi ammesso) e ciò che non si farà (e sarà quindi vietato). È una regola democratica per tutti gli enti di governo, ma ad Alghero non viene rispettata. Il Parco-amministrazione decide e notifica, il Comune (azionista al cento per cento dell’organismo) prende atto e se ne compiace. Previsto da una legge del 1999, il Piano avrebbe dovuto essere “soggetto a periodiche verifiche e ad eventuali aggiornamenti, da eseguirsi con frequenza non superiore a cinque anni”. Lo abbiamo atteso invano così come si suoi (almeno) quattro aggiornamenti!

Uno dei risultati più eclatanti è stato il piano di gestione del compendio di Punta Giglio, area di protezione SIC e ZPS prevista dalle norme europee e nazionali, che è sostanzialmente una parte del Piano del Parco: è stato proposto alla Regione, e da questa poi approvato, senza che l’assemblea dello stesso Parco ne fosse a conoscenza. In base ai regolamenti europei il Piano di gestione (che è un piano di protezione naturalistica e ambientale) avrebbe dovuto obbligatoriamente indicare l’intervento commerciale previsto a Punta Giglio e decidere sulla sua compatibilità o meno con il contesto ambientale di riferimento, ma ha omesso di farlo. Due fatti clamorosi in uno. Che nessuno, dunque, si sorprenda. Le cose sono andate così come non potevano che andare. Consenziente, con poche eccezioni, la politica algherese.



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