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Alguer.itnotiziealgheroOpinioniCulturaIn ricordo della mia professoressa di francese
Carlo Mannoni 13 marzo 2022
L'opinione di Carlo Mannoni
In ricordo della mia professoressa di francese
<i>In ricordo della mia professoressa di francese</i>

Alghero, mese di giugno del 1960. Tra poco, il 25 agosto, inizieranno le Olimpiadi di Roma e tutti, grandi e piccoli, le aspettano. Nella primavera, a casa mia ha fatto la sua felice comparsa un televisore Siemens 21 pollici, e con esso l’abituale compagnia di Ubaldo Lay nelle vesti del tenete Sheridan, negli episodi di Giallo Club. Anch’io, come tutti, aspetto i giochi olimpici, testimonianza dell’operosità italiana e del suo miracolo economico, ma prima ci sono i temuti esami della terza media da completare. La memoria mi proietta all’imbrunire di una giornata serena di quel giugno inoltrato, nella piazza Ginnasio della città, nei pressi della scuola dove si tengono gli esami. Abbiamo già fatto le prove scritte e sono in corso le interrogazioni. Tra due giorni spetterà a me essere esaminato in francese, una materia che temo particolarmente. Nella prima e seconda media frequentate nella scuola vescovile di San Gavino Monreale mi è stato insegnato assai poco di quella materia (almeno così io ricordo, anche se temo sia solo uno sviamento della memoria) e nell’impatto con la scuola pubblica algherese mi sono dovuto sforzare per rimettermi alla pari dei compagni di classe. Quella sera sono lì a curiosare su non so che e con una certa titubanza e timidezza intraprendo la salita delle ripide scale per raggiungere l’andito su cui si affacciano le classi. Ho appena fatto i primi gradini che dall’alto delle scale si affaccia, inattesa, la professoressa Angela Era, la giovane e brava insegnante di francese. Resto interdetto e vorrei scomparire all’istante, ma lei non mi lascia andare. Avrei ancora due giorni di tempo per ripassare le poesie in francese, alcuni verbi irregolari e diversi modi espressivi di non facile memoria, ma con un sorriso quasi materno e inutilmente rassicurante quasi mi gela: “Vieni, Mannoni, che ti interrogo. Approfitto della tua presenza”. Meritatamente promosso, ho mantenuto questo ricordo in un cantuccio della memoria, come tanti altri apparentemente insignificanti. Da allora non l’ho più incontrata e il suo ricordo oggi è riemerso d’un tratto alla notizia che la brava, sorridente e materna professoressa Angela Era se n’è andata da ultra novantenne. “INSEGNANTE DI FRANCESE”, è scritto sotto la sua immagine del necrologio. Si è portata con sé il senso della sua vita, l’insegnamento, forse una missione. Guardando quella foto sono rimasto incredulo, perché per me lei è rimasta sempre la fine, gentile e brava professoressa trentenne di allora, che quella sera del giugno avanzato del 1960, ad Alghero, mi liberò con la sua apparizione dall’incubo dell’esame di francese. Ciao professoressa, ti ricorderò così. Una fata.

*Scrittore



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