S.A.
11 marzo 2022
Musei: in Sardegna meno visitatori
I musei sardi hanno poco meno di 3 mila visitatori all’anno: è il valore più basso tra le regioni italiane. Eppure, con 254 siti dislocati sul territorio, l’isola offre ai suoi abitanti il doppio dei punti di accesso al sistema storico e culturale rispetto alla media nazionale
CAGLIARI - I musei della Sardegna hanno mediamente poco meno di 3 mila visitatori all’anno: è il valore più basso tra le regioni italiane. Eppure, con 254 siti dislocati sul territorio, l’isola offre ai suoi abitanti il doppio dei punti di accesso al sistema storico e culturale rispetto alla media nazionale. La necessità di valorizzare l’ampia offerta culturale e archeologica dell’isola è quanto emerge dall’ultimo dossier della Cna Sardegna che analizza la rete museale sarda, evidenziando come i siti della Sardegna spesso si trovino nei borghi dell’isola abbandonati o a rischio di abbandono. Questa circostanza – secondo l’associazione artigiana - potrebbe essere sfruttata utilizzando le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che stanzia oltre 13 milioni di euro per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi dell’isola.
In particolare, la Cna segnala un bando, che scadrà il prossimo 15 marzo, finalizzato proprio a promuovere progetti per la rigenerazione, la valorizzazione e la gestione del patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri con meno di 5.000 abitanti, integrando obiettivi di tutela del patrimonio culturale con le esigenze di rivitalizzazione sociale ed economica, di rilancio occupazionale e di contrasto dello spopolamento. «I siti museali devono diventare parte integrante dei progetti di rigenerazione territoriale che passa dai borghi - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna -. Sfruttare queste opportunità servirebbe a supportare anche il progetto dell’amministrazione regionale di sviluppare sul territorio più distretti culturali attraverso interventi di recupero e restauro di monumenti e valorizzazione dei centri storici urbani, con le loro strutture edilizie e urbanistiche, recuperando in questo modo l’identità culturale dei luoghi».
Stando ai dati elaborati dal centro studi di CNA Sardegna (ISTAT febbraio 2022) la rete museale sarda è tra le più ampie d’Italia. Con 254 sedi la Sardegna ha 1,6 punti di accesso al sistema storico culturale ogni 10.000 abitanti, il doppio della media nazionale e più di tutte le regioni del Mezzogiorno. Di questi soltanto 47 sono gestiti da enti privati. I siti a gestione pubblica rappresentano la componente più consistente rispetto a quasi ogni altra regione d’Italia e rappresentano l’81% del totale; solo in Molise questa quota viene superata e arriva al 91%, mentre la media nazionale si attesta a 68%, il Trentino-Alto Adige, che è all’ultimo posto, si attesta al 49%. In particolare, l’83% dei siti museali pubblici della Sardegna è gestito dagli enti locali (il valore nazionale si attesta al 68% e quello delle regioni del Mezzogiorno al 58%). Questa peculiarità è strettamente connessa alla tipologia di siti presenti sull’Isola, in gran parte connessi all’archeologia: 52 aree archeologiche, 8 parchi archeologici, 28 musei connessi ai ritrovamenti.
Insomma, il patrimonio museale sardo è enorme e ha peculiarità di gestione complesse. La prima questione su cui il dossier pone l’attenzione è proprio come gli enti locali riescano a gestire questi siti, sia in termini fisici di manutenzione e accessibilità degli spazi, sia in termini di stato di conservazione dei beni, sia in termini di inserimento nei circuiti nazionali e sviluppo di capacità attrattiva. In media, ogni museo sardo ha poco meno di 3.000 visitatori all’anno, meno di un terzo del dato nazionale, il valore più basso tra le regioni italiane. Tale volume di visite, messo in forte difficoltà dalla crisi Covid-19, ha senza dubbi ampi margini di miglioramento, a patto di ampliare la rete di utenti connettendosi maggiormente con i territori, rispondendo ad una domanda stabile durante l’anno, interessata a riappropriarsi della cultura dei luoghi.
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