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Alguer.itnotiziealgheroOpinioniAmministrazioneConsiglio, incompatibilità e voto segreto
Carlo Mannoni 8 marzo 2022
L'opinione di Carlo Mannoni
Consiglio, incompatibilità e voto segreto
<i>Consiglio, incompatibilità e voto segreto</i>

La storia è nota. Con deliberazione dello scorso primo marzo il consiglio comunale di Alghero ha avviato, ex articolo 63, comma 1, n. 4, del testo unico degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000), il procedimento di contestazione alla professoressa Maria Antonietta Alivesi della presunta condizione di incompatibilità del suo ruolo di consigliere comunale. Il motivo è anch’esso noto: la consigliera ha sottoscritto un ricorso al Tar contro il Comune di Alghero sulla vertenza per Punta Giglio e lo ha fatto assieme a un gruppo di aderenti all’omonimo comitato che conta qualche migliaio di iscritti. L’incompatibilità è, ovviamente, tutta da verificare, e alla Alivesi sono stati concessi dieci giorni per dimostrare l’inesistenza di eventuali motivi ostativi al suo ruolo istituzionale. Intervengo sull’argomento non nel merito ma in via generale, mosso da una recente notizia che ha paventato il voto segreto dell’assemblea comunale all’atto dell’attesa decisione sulla decadenza o meno della professoressa Alivesi dal suo ruolo di consigliera comunale.

Lo faccio con qualche rilievo critico sulla deliberazione comunale del primo marzo che vi prego di seguire. L’osservazione di fondo sta nella “pericolosa” incompletezza e incongruenza della deliberazione stessa, che ha dato per incontestabile che il ricorso presentato al Tar sulla questione Punta Giglio ponga la consigliera comunale in una posizione di conflitto di interessi con l’istituzione comunale. Le criticità risiedono nell’affrettata conclusione (sulla quale ha votato contro solo il consigliere Mimmo Pirisi) che ha omesso due importanti passaggi in termini normativi. Il primo è il mancato richiamo al terzo comma dell’articolo 63 del testo unico degli enti locali che esclude l’incompatibilità qualora il ricorso sia stato presentato dagli “amministratori per fatto connesso con l'esercizio del mandato”. Che l’esimente della norma sia applicabile alla questione insorta è certamente da dimostrare, ma sarebbe stato opportuno lasciare all’assemblea comunale tale valutazione, invece inspiegabilmente tralasciata. Così come si è dato per scontato (altra criticità) che la presentazione del ricorso su Punta Giglio per le inadempienze comunali in materia urbanistica e paesaggistica (anch’esse presunte, ovviamente) costituisca di per sé causa di incompatibilità. La legge si riferisce al conflitto tra l’interesse privato del consigliere comunale e l’interesse collettivo e comunitario di cui si fa carico l’istituzione, che qui non pare sussistere. Il ricorso della professoressa Alivesi è stato paradossalmente presentato, infatti, nell’interesse della comunità algherese e non personale, e non vi è alcun motivo di conflitto che un giudice venga chiamato a decidere nell’interesse di tutti e non di quello privato di una persona. Tali questioni che ho sommariamente illustrato attengono esclusivamente alla interpretazione dei commi 1, n. 4, e 3 dell’articolo 63 del decreto legislativo sugli enti locali, in merito ai quali ciascun consigliere è obbligato a esprimersi in modo palese e non segreto come si è detto di recente.

Se è vero che il regolamento consiliare (articolo 76) prevede l’obbligatorietà della segretezza del voto dei consiglieri quando si debba procede alla “valutazione dei comportamenti di persone”, ciò non vale per le interpretazioni giuridiche della norma applicata, che debbono essere formulate da ciascun consigliere con voto espresso. La pubblicità del voto è ancor più necessaria in presenza di un illustre precedente risalente alla scorsa consiliatura, in cui quattro consiglieri dell’attuale maggioranza (assistiti legalmente da una figura di spicco della politica algherese) presentarono un ricorso al Tar, poi vinto, senza che alcuno della cittadinanza e ancor meno del consiglio comunale sollevasse alcun dubbio sulla permanenza in consiglio dei ricorrenti, com’è invece avvenuto per la professoressa Alivesi. È una questione di metodo giuridico e politico, questo è chiaro, ma a volte, senza scomodare Cartesio, il metodo è anche sostanza come in questo caso.
8:33
E´ stato protocollato ed inserito un ordine del giorno presentato da alcune consigliere e consiglieri che evidenzierà l’urgenza di contrastare questo dramma sociale, ma non solo all´interno dell´ordine del giorno sono presenti una serie di proposte ed iniziative concrete, mirate a sostenere e proteggere le donne vittime di violenza



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