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S.A. 23 febbraio 2022
Crisi Ucraina: in Sardegna a rischio export e turismo
Dall´area di Cagliari partono verso la Russia 13milioni e 600 mila euro di prodotti, dal nord Sardegna 331mila euro, dalla Provincia del Sud Sardegna 51mila, da Nuoro 15mila e da Oristano poco più di 2mila
Crisi Ucraina: in Sardegna a rischio export e turismo

CAGLIARI - La crisi tra Russia e Ucraina rischia di avere ripercussioni per le esportazioni manifatturiere dalla Sardegna verso Mosca e San Pietroburgo ma più in generale per il turismo sardo. Secondo le ultime rilevazioni di Confartigianato Sardegna, su base Istat al terzo trimestre 2021, l'export delle imprese isolane verso l'ex Unione Sovietica è di 13milioni e 600mila euro di controvalore, rappresentati da alimentari, abbigliamento, articoli in pelle, macchinari e attrezzature, tessile, mobili, legno e sughero, stampati ma anche prodotti chimici e di raffinazione.

Dall'area di Cagliari partono verso la Russia 13milioni e 600 mila euro di prodotti, dal nord Sardegna 331mila euro, dalla Provincia del Sud Sardegna 51mila, da Nuoro 15mila e da Oristano poco più di 2mila. Per quanto riguarda il turismo, secondo il Sired (Osservatorio Sardegnaturismo dell'assessorato Regionale al Turismo), nell'ultimo anno pre-pandemia nell'Isola arrivarono 40mila russi equivalenti a 220mila presenze.

«Siamo molto preoccupati per la situazione che si potrebbe creare con una guerra nel centro dell'Europa, prima di tutto dal punto di vista umano - commenta Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - poi anche a livello commerciale con l'interruzione dell'export o con l'imposizione di eventuali altre sanzioni che, quanto meno, metterebbero a rischio i rapporti che le nostre imprese stanno consolidando e accrescendo a Mosca e in tutti gli altri importantissimi centri». «Dalla nostra esperienza diretta sul mercato russo, attraverso la quale accompagnammo diverse imprese dell'agroalimentare - aggiunge Daniele Serra, segretario di Confartigianato - le sanzioni esistenti per i prodotti alimentari freschi rappresentarono e rappresentano un serio danno anche per le realtà sarde».



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