Carlo Mannoni
1 febbraio 2022
Uno speciale viaggio nel Mediterraneo
Una distesa di mare che ci ricorda che il Mediterraneo è davvero grande e lo è anche per le quattro tartarughe marine Caretta caretta, curate dal CReS, il Centro di Recupero del Sinis delle tartarughe e dei mammiferi marini
Premiati dopo aver superato una severa selezione, sono partiti per un lungo viaggio individuale nel Mar Mediterraneo. Riservatissimi di carattere e adusi a solcare i mari in qualsiasi condizione, i naviganti hanno preso il largo alcuni mesi fa da un approdo nella costa occidentale dell’Isola. Due di loro sono algheresi di vecchia data. Quasi sconosciuti al pubblico, si è parlato poco della loro sfida marinaresca e alla partenza era presente un pubblico ristretto. Ben equipaggiati e occhio attento alle insidie del mare, ciascuno degli sfidanti ha intrapreso la sua personale rotta, sfruttando venti e correnti propizie. L’algherese Gavino, il più temerario dei quattro, omologo di un valoroso armatore e navigatore di Alghero di metà dello scorso secolo, ha viaggiato per 2000 chilometri in circa 3 mesi, puntando dapprima su Palma di Maiorca e Ibiza e, dopo aver bordeggiato lungo le coste Blanca, Cálida e Del Sol del sud della Spagna, ha sfiorato lo Stretto di Gibilterra e intrapreso il ritorno al riparo della linea di costa del Marocco e dell’Algeria.
Anche Elettra, nativa del sud Sardegna, ha rivolto la prua verso Palma di Maiorca e, costeggiate le Isole Baleari, ha fatto rotta per il sud, raggiungendo le coste dell’Algeria e virando poi verso est. In tre mesi ha percorso oltre 1250 chilometri. La terza contendente, Azzurra, anch’essa del sud Sardegna, è stata per ora più brava e più veloce di Elettra, percorrendo più di 1600 chilometri. Ha compiuto in senso inverso la rotta dei Fenici, navigando verso la Tunisia e una volta raggiunto il nord dell’Africa ha virato verso la Sicilia, dove attualmente solca i mari costeggiando Palermo, il Golfo di Castellamare, Trapani e Marsala. L’ultima, l’algherese Genoveffa, bella nonostante il nome e assai timida e riservata, ha sofferto il mal d’Alghero e non si è spostata dai mari della Sardegna percorrendo circa 900 chilometri. Si è mossa tra la città catalana e il Sinis, poi dopo un breve rientro al porto di Alghero e aver stazionato nel golfo di Porto Conte, ha costeggiato il Sud Sardegna con una puntata su Villasimius e Castiadas e rotta di rientro transitando nei golfi di Cagliari e Teulada e lungo la Costa Verde.
Chi va per mare sa che non si è trattato di imprese di poco conto. A volte, dai lungomari di Alghero può accadere di intravvedere sull’orizzonte delle ombre sfumate, come di una lontana terra. È un’illusione, perché le coste più vicine a chi naviga da lì verso ovest sono quelle di Minorca, una delle isole Baleari, distanti 190 miglia nautiche. Una distesa di mare che ci ricorda che il Mediterraneo è davvero grande e lo è anche per le quattro tartarughe marine Caretta caretta, curate dal CReS, il Centro di Recupero del Sinis delle tartarughe e dei mammiferi marini, liberate nelle acque della spiaggia di San Giovanni di Sinis il 9 ottobre dello scorso anno. Non se la passavano bene, soprattutto Gavino e Genoveffa, trovate assai mal ridotte dopo dieci anni di vita nell’acquario di Alghero. Le tartarughe, ambasciatrici della Sardegna nel Mare Nostrum, hanno navigato senza sponsor o bandiere al vento, sfruttando unicamente la loro naturalità ovvero la tecnologia di cui le ha dotate madre natura. Ci hanno mostrato quanto sia piccolo il Mediterraneo, nonostante la sua vastità, evocando in noi, con il loro speciale viaggio, significativi e profondi valori simbolici nel momento del rafforzarsi in questi giorni, nelle sue acque, della presenza militare di forze navali contrapposte come nella guerra fredda dello scorso secolo.
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