Cresce la protesta contro il Soprintendente delle Belle Arti di Sassari. La Consulta Civica per le Politiche Linguistiche del catalano di Alghero chiede una revisione e la possibilità d´installare i pannelli informativi del sito archeologico della Villa Romana anche in algherese
ALGHERO - Le battaglie e i sacrifici fatti per la difesa del patrimonio linguistico della città di Alghero ancora, evidentemente, non bastano. Finalmente e dopo impegni forti delle Associazioni che si battono per la salvaguardia del Catalano di Alghero, oggi abbiamo a diposizione diverse leggi tra le quali la Legge Quadro per la tutela delle minoranze - Legge 15 Dicembre 1999, n. 482 “Norme in materia di minoranze linguistiche storiche”, la Legge n. 26 del 15 ottobre 1997 “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”, la Legge regionale che stabilisce e finanzia l’insegnamento nelle scuole, la n° 22/2018, che fornisce importantissimi strumenti per le lezioni di catalano di Alghero nelle scuole. Il Comune di Alghero, inoltre, ha un proprio standard linguistico di riferimento approvato e utilizzato. E ancora: lo Statuto comunale del 1991, che, all’art. 9, introduce i principi secondo i quali l’Amministrazione deve essere il punto di riferimento per la politica linguistica e deve tutelare, promuovere e diffondere la conoscenza della storia, della lingua catalana nella variante algherese.
«Sono atti che testimoniano del grande impegno svolto in città a favore di una normativa che potesse garantire il mantenimento della lingua, così unica in Sardegna e in Italia. Impegni che mettono Alghero al centro di un ampio circuito di relazioni con la Catalogna, che ha una sua sede di rappresentanza in città» sottolinea il presidente della Consulta Civica per le Politiche Linguistiche del catalano di Alghero. «Tutto questo non può essere ignorato con una decisione burocratica che esclude la nostra lingua dai pannelli informativi del sito archeologico della Villa Romana di Sant’Imbenia. Non è un dettaglio» è la denuncia netta e chiara indirizzata alla Soprintendenza, a cui la Consulta chiede di rivedere le decisioni che escludono il catalano di Alghero, lasciando solo le scritte in italiano e in inglese. La Consulta Civica per le politiche linguistiche ritiene profondamente ingiusto il senso della decisione.
Anche le strategie regionali e nazionali sono in linea con uno dei documenti più importanti cui si può fare riferimento per la tutela della lingua sarda e catalana: la Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie. Alghero, con la sua lingua, appartiene ai Paesi di lingua catalana insieme alla Catalogna, alle Baleari, Andorra, la Comunità valenciana, il Catalano è una lingua riconosciuta nel Parlamento Europeo, è presente all’Onu con Andorra. Ma ancora di più va evidenziato che la Risoluzione del 13 giugno 2005 del Consiglio del l’Unione Europea che all’art. 2 prevede che “Il Consiglio considera che, nel quadro degli sforzi impiegati per avvicinare l'Unione all'insieme dei suoi cittadini, la ricchezza della sua diversità linguistica deve essere ancor più presa in considerazione” e all’art. 3 del medesimo stabilisce che “Il Consiglio ritiene che la possibilità per i cittadini di utilizzare lingue aggiuntive nei loro rapporti con le istituzioni sia un fattore importante per rafforzare la loro identificazione al progetto politico dell'Unione europea”. «Alghero ha una storia infinita di relazioni con il Governo catalano che continuano ancora oggi con intensità e accordi istituzionali culturali ed economici. Chiediamo al Soprintendente, con tutta la sua autorevolezza, una ragionevole revisione della sua decisione che stride fortemente con la situazione attuale e con i passi avanti compiuti per valorizzare il nostro patrimonio identitario» conclude il presidente della Consulta Civica per le Politiche Linguistiche del catalano di Alghero, Giovanni Chessa (
nella foto insieme nel sindaco Mario Conoci).