Carlo Mannoni
20 dicembre 2021
L'opinione di Carlo Mannoni
Una preghiera laica per San Michele
La chiesa di San Michele e quella di San Francesco ad Alghero sono state le mie chiese di riferimento durante il mio periodo di residenza stabile nella città negli anni sessanta. La preferita, lo confesso, è stata però quella di San Michele, ma solo per ragioni logistiche, per la sua vicinanza alle scuole allora da me frequentate, la terza media nei locali di Piazza Ginnasio e la quarta e quinta ginnasiale nell’edificio dello storico “Manno”. In quegli anni, San Michele è stato un santo assai paziente nell’ascoltare le mie suppliche rivoltegli prima di qualche spinosa interrogazione o di un difficile compito in classe, ma soprattutto prima degli esami della terza media e della quinta ginnasio, temutissimi da noi studenti di allora.
Bastava poco: fatti pochi passi e varcata la soglia, ci si immergeva nel profondo silenzio mattutino della chiesa e nel clima di austerità religiosa che, con la penombra della navata, dava il senso di una dimensione governata dal divino. Il conciliabolo col santo e con i suoi diretti superiori durava forse qualche minuto e non di più, ma era accorato al punto giusto per ben rappresentare le angosce e i timori della possibile procella scolastica in agguato. Nel ristretto tempo, oltre a richiedere l’aiuto del santo e del cielo intero, offrivo in cambio qualcosa, una sorta di offerta votiva sostenuta dalle migliori intenzioni. Debbo dire che il santo è stato sempre generoso e io ho mantenuto da parte mia le promesse. Non poteva che essere così, perché San Michele nelle celesti gerarchie è uno che conta tanto da essere presente, come arcangelo, nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam. Superato il ginnasio, la laicità ha preso in me il sopravvento e le visite alla chiesa si sono sempre più diradate anche se non annullate del tutto, come ancora oggi mi accade.
Veniamo proprio all’oggi, altrimenti a che pro questi miei brevi ricordi che interesseranno ben pochi. Se un attuale studente del liceo Manno, emulo delle mie angosce studentesche di allora, volesse oggi recarsi nella chiesa di San Michele per una veloce preghiera prima di fare ingresso a scuola, ciò gli sarebbe impossibile. Oggi, infatti, la chiesa è chiusa nel suo accesso principale per problemi alla facciata che viene giù a pezzi, e per seguir messa o dire qualche preghiera i fedeli debbono fare il giro largo da Lo Quarter e utilizzare l’ingresso secondario. La situazione si protrae da oltre un anno e forse potrebbe trascorrerne anche un altro prima di rendere agibile l’ingresso principale alla chiesa. Per chi si inoltra dal lungomare diretto al centro storico, la chiesa transennata rappresenta un brutto biglietto da visita per la città di Alghero, come se non bastasse il pericoloso percorso con i ripetuti dislivelli stradali nel primo tratto della via Carlo Alberto che implora da anni una sistemazione.
Se fossi il sindaco di Alghero farei qualcosa già da domani per ridare visibilità alla chiesa e qualora l’intervento fosse già programmato attenderò fiducioso gli sviluppi. Certo che allo stesso sindaco non basterebbero oggi le sole preghiere al santo come quelle di noi ragazzi di allora. Nel tempo, l’arcangelo Michele si è fatto attento e sospettoso anche perché i suoi diretti e celestiali superiori hanno preso a fidarsi sempre meno della politica. Insomma, “aiutati che il ciel ti aiuta” è la risposta che San Michele riserverebbe oggi al sindaco, il quale dovrebbe così dirottare le sue preghiere, con o senza offerte votive, ai santi laici residenti nel palazzo del Consiglio regionale a Cagliari o al “santissimo” di Villa Devoto nella città capoluogo. Chissà che, in tal modo, e anche con un aiutino dal cielo, tali preghiere laiche non vengano esaudite e alla prossima festa di San Michele, patrono di Alghero, la chiesa non torni alla sua ordinaria agibilità.
* Scrittore
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