S.A.
25 ottobre 2021
Carrozzieri e meccanici sardi soffrono: appello
Carrozzieri e meccanici sardi resistono alla crisi. 2.400 imprese con circa 9mila addetti. Sulla categoria si abbatte la questione della garanzia sui pezzi di ricambio. Confartigianato Sardegna: chiederemo al Parlamento di intervenire
CAGLIARI - In Sardegna la filiera delle carrozzerie e il settore
dell’autoriparazione sono per il 79% a carattere artigiano. Con ben
2.329 micro, piccole e medie imprese di manutenzione e riparazione, su
un totale di 2.960 realtà del settore, il comparto delle aziende
artigiane offre lavoro a circa 8.900 addetti. A livello nazionale il
comparto è composto da 92mila imprese, di cui ben 70mila artigiane,
che impiegano 384mila lavoratori. E’ questa, in breve, la fotografia sulla filiera dell’automobile che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha esaminato i dati 2019-2021 di UnionCamere sulla “Dinamica delle imprese della Manutenzione e Riparazione di autoveicoli” nell’Isola.
Un settore, quello artigiano sardo, che quest’anno registra un calo
del 3,3% sul 2019 e dello 0,5% sul 2020, andamento leggermente
migliore se confrontato a quello medio nazionale (-0,6%). A livello provinciale, la maggior parte delle imprese artigiane di
autoriparazione opera nella ex provincia di Cagliari, 971 realtà
(+0,8% rispetto al 2020), seguita da Sassari-Gallura con 751 (-1,7%
sul 2020), da Nuoro con 440 (+0,7% sul 2020) e Oristano con 167 (-5,6%
sul 2020). Importante, anche se ancora lenta, la crescita delle auto ibride ed elettriche: su un totale di 1.068.000 autovetture immatricolate
nell’Isola, quelle a propulsione esclusivamente elettrica sono 730,
mentre quelle a formula mista ibrida/elettrica sono 6.945, per un
totale di 7.675.
«Il settore non si è ancora ripreso dal forte shock pandemico e dalle
forti penalizzazioni che lo hanno colpito negli anni passati –
commenta Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna
- la crisi, come per tutti i settori, ha costretto gli italiani a
spendere meno per la manutenzione, perché spesso non si trovano nelle
condizioni economiche per poterlo fare, e di conseguenza i veicoli
circolano in stato di pericolosità”. “Come ormai diciamo da anni –
continua Serra – un modo per far ripartire la categoria e, nello
stesso tempo, agevolare gli utenti, consiste nella defiscalizzazione
della riparazione. Questa è una richiesta che più volte abbiamo
avanzato a tutti i Governi e crediamo che questa volta sia giunto il
momento decisivo per attuarla».
Ma la categoria deve fare i conti anche con le spese per il continuo
aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per
garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei
clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più
complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle
attività. «Durante il lockdown noi autoriparatori siamo rimasti aperti per dare un servizio agli operatori dei settori essenziali – ricorda Giuseppe Pireddu, delegato di Confartigianato Sardegna per l’autoriparazione - di conseguenza non abbiamo avuto ristori, sebbene i cali drastici di fatturato siano arrivati già in quel periodo. Oggi affrontiamo una situazione ancora più complicata: le macchine sono rimaste nei garage, anche a causa del lockdown e smart working, per molti mesi e così il numero degli interventi è molto diminuito. Eppure, bisogna prestare comunque attenzione a mantenere in sicurezza i mezzi, perché
conservino inalterate le prestazioni e non rappresentino un pericolo
sulle nostre strade».
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