G.P.
19 ottobre 2021
Operatori lingua sarda in protesta contro Regione
Colcs, operatori della lingua sarda sul piede di guerra. Il "Coordinamentu Operadores de Limba e Cultura Sarda" promette azioni di protesta e di lotta presso il Palazzo Regionale se non verranno messe a disposizione le risorse per salvare gli sportelli linguistici esclusi dal finanziamento
CAGLIARI - L’appello corale ai vertici della Regione forse non basta più e, a distanza di circa due mesi dalla lettera aperta dei cento sindaci al presidente Christian Solinas, ora il Colcs fa la voce la voce grossa, promettendo azioni di protesta e di lotta presso il Palazzo Regionale se non verranno messe a disposizione le risorse sufficienti a salvare buona parte degli sportelli linguistici comunali e sovracomunali, rimasti esclusi dopo tanti anni di impegno, dedizione e competenze maturate.
Il "Coordinamentu Operadores de Limba e Cultura Sarda", rappresentato da Daniela Masia, chiede con forza di integrare le risorse per gli sportelli ai quali è stato negato il finanziamento, a causa di carenza di fondi, dai contributi finanziari del 2021. Si parla di almeno un milione e mezzo di euro che, nel complesso del bilancio regionale, paiono ben poca cosa, ma senza i quali si rischia di mandare a casa professionalità che a questo lavoro hanno dedicato anni della propria vita.
L’integrazione richiesta alla RAS, è relativa al finanziamento sui fondi della 482 del 99 e della Legge regionale 22 del 2019. «Senza le attività degli sportelli linguistici – affermano gli operatori – la vocazione stessa della 482 viene a mancare». Al momento, sono state tagliate fuori numerose aree che storicamente svolgono importanti attività di promozione e valorizzazione linguistica, nonostante abbiano presentato progetti ritenuti validi e ammissibili. Zone come il Logudoro e il Meilogu, il Terralbese e l’Unione dei Comuni dei Fenici, il Parteolla e il Basso Campidano, per arrivare alla Comunità Montana del Nuorese Gennargentu Supramonte Barbagia passando per l’Unione Comuni del Montalbo, il Marghine e il Goceano.
«Il lavoro svolto nella maggior parte di questi territori ha trovato la sua efficacia grazie al suo carattere non occasionale, ma permanente - ha specificato Masia - La cessazione delle attività di sportello, oltre a essere avvertita negativamente dalle comunità interessate, metterebbe a rischio molti posti di lavoro, e con essi il patrimonio di competenze, di professionalità e valorizzazione linguistica che gli operatori svolgono con profonda responsabilità».
Nella foto: Daniela Masia
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