G.P.
30 settembre 2021
Sardegna: Cna, rilancio dei borghi
Uno sviluppo sostenibile dei borghi sardi: criticità e opportunità da cogliere, emerge dal report della Cna Sardegna per il rilancio delle aree interne
CAGLIARI - Sulla base della ricerca di CNA Sardegna, si stima che i borghi dell’Isola sono 165 popolati in media da 1.400 abitanti: Circa un quarto degli abitanti ha superato i 64 anni. Nell’entroterra sardo ci sono 11.700 edifici inutilizzati e 46.000 abitazioni vuote. Con la presumibile riduzione della popolazione sarda (-28% da qui al 2050) sarà la popolazione dell’entroterra a calare maggiormente: -36%. Si aggiunge, in base al rapporto della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Media Impresa, inoltre una scarsa accessibilità (sia fisica che digitale), scarsa capacità di attrarre giovani e imprese e bassa qualità dei servizi alla persona sono tra le principali criticità.
«Serve un progetto di sviluppo che ponga maggiore attenzione alle dinamiche socio-economiche dell’entroterra, attraverso la valorizzazione e la tutela dell’immenso patrimonio paesaggistico e culturale – dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna - ripensando la qualità della domanda turistica, promuovendo un turismo culturale, naturalistico, esperienziale e promuovendo la cultura, l’economia, l’artigianato e le tradizioni locali».
«Il calo demografico, lo spopolamento dell’entroterra, tende a determinare la perdita di identità culturale dell’Isola – spiegano Piras e Porcu, - Serve dunque un progetto di sviluppo che ponga maggiore attenzione alle dinamiche socio-economiche dell’entroterra, attraverso la valorizzazione e la tutela dell’immenso patrimonio paesaggistico e culturale, ripensando la qualità della domanda turistica, promuovendo un turismo culturale, naturalistico, esperienziale e promuovendo la cultura, l’economia, l’artigianato e le tradizioni locali. Il rischio è che il fenomeno stesso, accelerando, possa portare, in certe realtà dell’interno, non solo ad una morte economica ma anche ad una ben più irreversibile morte anagrafica».
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