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Alguer.itnotiziesardegnaOpinioniParchiDue o tre cose di diritto su Punta Giglio
Carlo Mannoni 6 settembre 2021
L'opinione di Carlo Mannoni
Due o tre cose di diritto su Punta Giglio
<i>Due o tre cose di diritto su Punta Giglio</i>

Due o tre cose sulla querelle Punta Giglio per far chiarezza sullo stato dell’arte. Non sul merito, sul quale mi sono già espresso più che negativamente, ma in termini di stretto diritto. Partiamo infatti dalla certezza del diritto, che è uno dei pilastri della società e della nostra convivenza civile. I permessi, le autorizzazioni e le concessioni che riguardano la realizzazione dei lavori nel compendio da parte della cooperativa Quinto Elemento, sono tutti validi sinché un giudice (il tanto invocato giudice a Berlino) non avrà deciso il contrario con atti inoppugnabili. Il Comitato di cittadini, formatosi spontaneamente per contestare il merito e la legalità dell’intrapresa autorizzata al suo avvio nel 2017 dal Comune di Alghero (giunta di centrosinistra) e oggi pienamente ed entusiasticamente condivisa dalla giunta comunale di centrodestra in carica, non ha mai contestato la sussistenza di tali atti autorizzativi ma, come nel suo diritto in uno Stato in cui la democrazia si fonda sulla partecipazione popolare alle decisioni pubbliche, ne ha sindacato la regolarità e ha denunciato, per taluni casi, l’inerzia o la contraddittorietà dell’agire delle amministrazione pubbliche coinvolte nella vicenda.

Nessuna violenza o atti impeditivi dell’attività di cantiere da parte del Comitato, dunque, ma solo una forte, determinata e attiva presenza nei luoghi (o meglio, attorno ai luoghi) una volta patrimonio indistinto della comunità algherese, e non solo, ora inopinatamente interdetti all’uso collettivo. Si è trattato del puro esercizio dei diritti democratici a termini di legge che il potere ufficiale ha subito con malcelato fastidio e supponenza tentando, spazientito, di scrollarsi di dosso l’intruso come si fa con un insetto molesto. In base alla concessione del Demanio statale disposta nel 2018, i lavori si sarebbero dovuti concludere inderogabilmente e improrogabilmente lo scorso primo agosto muniti dei visti e delle autorizzazioni di legge preventivamente concessi, pena la decadenza del Quinto Elemento dai propri diritti.

Così non è stato, perché una conferenza dei sevizi comunale tenutasi nello stesso mese di agosto ha autorizzato, al di fuori dei termini previsti dalla concessione demaniale, una serie di lavori che in precedenza non lo erano stati. Nella conferenza non si è discusso, perché ritenuto già autorizzato urbanisticamente e paesaggisticamente, dello scempio operato in un’area ultra tutelata dal Ppr e dalle norme Sic e Zps, con lo scavo lungo circa 4 chilometri per la posa in opera della rete idrica e fognaria. Un vero e proprio dissennato sventramento, un taglio cesareo nel ventre della madre terra con l’asportazione di qualche tonnellata di rocce operato da diversi enormi escavatori, con tutti i risvolti ambientali e naturalistici e paesaggistici neanche trattati nelle sei o sette righe che hanno accompagnato lo schizzo del tracciato e che le amministrazioni deputate alla tutela dei beni pubblici hanno ritenuto sufficienti a garantire il rispetto delle imperative norme ambientali.

Io non so se in questa storia ci sia di mezzo il diavolo, ma se la mefistofelica intelligenza fosse realmente presente essa si sarebbe scordata, pur nella sua meticolosa precisione e regia, di realizzare il coperchio di qualche pentola. Siamo a settembre, la concessione è scaduta “improrogabilmente” il primo agosto con alcune autorizzazioni rilasciate al di fuori dei termini temporali previsti dall’atto concessorio e ciò basterebbe a far dichiarare la cooperativa decaduta dalla concessione. Ma il paradosso è che l’opera non può dirsi ancora oggi conclusa perché i “nostri” si sono dimenticati di ottenere per tempo all’Anas l’autorizzazione all’attraversamento della strada statale SS 127bis per l’allaccio della condotta fognaria alla foranea di Abbanoa che, infatti, ancora non c’è. L’Anas non è come il Comune di Alghero che si è accontentato di un disegnino e di poche righe di commento e, per pronunciarsi sul varco stradale, ha chiesto dettagliati adempimenti e documenti progettuali precisi, compresa l’eventuale autorizzazione paesaggistica che non esiste. Passeranno mesi prima che l’Anas si pronunci e sarà questa la certificazione dei lavori conclusi fuori termine.

Il Demanio statale ne prenderà atto e sarà conseguente? Attendiamo il suo atto definitivo di conferma o diniego della concessione. Per legge dovrebbe prendere atto che la cooperativa è decaduta dai suoi diritti in base alle regole che esso stesso si è dato e che non ammettono ulteriori proroghe (una, di un anno, è stata già concessa). La concessione è infatti decaduta il primo agosto, come si dice in gergo, “ipso iure”, senza bisogno di ulteriori valutazioni. Non ci sorprenderemmo, tuttavia, della sua conferma da parte dello stesso Demanio e in tal caso leggeremo con curiosità e attenzione le motivazioni di tale atto. Nel frattempo, passeranno dei mesi, forse l’intero autunno, e il cancello che “dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” resterà ancora sbarrato, impedendo per chissà quanto tempo ancora l’accesso pubblico al compendio, mentre alcuni mezzi pesanti privati ancora oggi si muovono all’interno della strada interdetta alla comunità.

Intanto da Alghero, come ho letto, nel buio della notte è stata osservata la casermetta di Punta Giglio illuminata, segno che l’umana presenza nel sito è già attiva. Senza la condotta fognaria l’intervento non è però agibile e quindi non può dichiararsi ultimato, ma loro, come il supremo creatore, hanno pensato dapprima alla luce. “Fiat lux” ha detto l’ingegnere o architetto che sia, planato sulle casermette col suo potente Suv, “et lux facta est”. I nostri soldati della seconda guerra tenevano il sito oscurato per paura dell’aviazione avversa o del cannoneggiamento delle navi nemiche e, dopo oltre settant’anni, era ora che quell’anonima e spenta casermetta risplendesse di nuova luce in nome del nuovo verbo della modernizzazione, “la rifunzionalizzazione”. Cosicché se a Punta Giglio al posto della batteria costiera ci fosse stato oggi un nuraghe, nella logica che ha guidato l’intera operazione avrebbero forse rifunzionalizzato anche quello.

*già assessore regionale ai Lavori pubblici e vicepresidente della Giunta regionale Sarda



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