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Luciano Deriu 30 agosto 2021
L'opinione di Luciano Deriu
Etica e giustizia non stanno a Punta Giglio
<i>Etica e giustizia non stanno a Punta Giglio</i>

Il rifiuto della comunità algherese all’intervento di antropizzazione di Punta Giglio, è quasi unanime. Basta chiedere all’edicolante, al pescivendolo, alla panettiera o ai capannelli sotto l’ombrellone. Il sentimento di ingiustizia è diffuso nella sfera degli affetti prima ancora che nel ragionamento. La domanda è sempre la stessa. Ma come, un pezzo del territorio così bello, così caro alla città, viene inspiegabilmente regalato a un privato? Ma come è potuto accadere senza una minimo confronto con la cittadinanza? O almeno con la sua rappresentanza, il consiglio comunale, l’assemblea del Parco, dentro il quale il sito è inserito e protetto da numerose leggi?

Dicono che è economia sostenibile. Ma non lo è. Economia sostenibile avrebbe voluto dire promuovere al meglio quel sito come un moderno attrattore per residenti e turisti, grazie alla cura del luogo, a un inedito museo, anche digitale, capace di raccontare la curiosa storica beffa della mancata invasione nazista in Sardegna, che spiega la stessa localizzazione di quelle caserme sentinelle sul mare e l’attesa di quei soldati, tutti i giorni a scrutare l’orizzonte. E avrebbe potuto raccontare la magia della notte di quel posto benedetto dalla natura. A Punta Giglio di notte ci andavamo con la guida del naturalista Helmar Shenk. Ma che valore avrebbe oggi promuovere escursioni notturne, organizzate con un numero limitato di visitatori forniti di lampade, guide locali e marciatori lenti nella notte fino a raggiungere il promontorio ed ascoltare il suono degli uccelli pelagici che abitano la falesia e che cantano come creature. Un incantamento.

Un “prodotto” esclusivo e che si può vendere senza offendere nessuno, né il territorio, né gli uccelli canterini. Ma non era con questa missione, non era per questa modalità di sviluppo che avevamo voluto il Parco di Porto Conte? Ma non c’è cultura, non c’è fantasia. E quando si parla di economia si vedono solo scelte spicce, cioè appropriarsi dei migliori gioielli che la natura e la storia ci ha donato, farne cosa propria, recintarla, sfruttarla con i soliti bar, ristoranti ed alberghi. La novità è che ora tutto è dipinto di verde. Sappiamo che le autorizzazioni ci sono, per quanto opinabili. Saranno tutte da chiarire di fronte al celebrato giudice di Berlino. Ma intanto, come ha scritto, tra gli ultimi, Luigi Manconi e Mariano Brianda, in tema di etica, l’ingiustizia è palese.

È ormai possibile che i lavori andranno a compimento con pomposa inaugurazione. È possibile che una prima battaglia sia per ora perduta. Ma che si vinca o si perda, è sempre giusto combattere contro l’ingiustizia. La mobilitazione di cittadini algheresi non ha le risorse finanziarie del gruppo milanese detentore di Punta Giglio. Per percorrere le vie legali non può permettersi i principi del foro. Ma esistono anche qui ad Alghero avvocati che amano i luoghi del loro vivere e sono pronti ad impegnarsi di fronte a casi di manifesta ingiustizia. Ottanta tavoli di un ristorante, più o meno trecento persone, oltre un albergo, possono mettere sicuramente a tacere le berte canterine. Ma le voci contro la violazione della più elementare etica si sentiranno ancora.



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