Antonio Costantino
18 agosto 2021
L'opinione di Antonio Costantino
Soffro nel vedere Alghero così maltrattata
Ritornare ad Alghero per me è un imperativo da sempre. In qualsiasi parte mi sia trovato, mai un anno sono mancato all'appuntamento con la mia città. Ribadisco mia perché la amo profondamente e per lei mi sono speso durante tanti anni della mia vita; non so con quanto successo, ma certamente ho sempre messo il massimo impegno e tutta la mia competenza. Raccontare Alghero agli algheresi credo sia inutile. L'unica cosa che posso dire è che spesso molti di loro si sono chiusi dentro le mura che la cingono, non guardando a quanto avveniva intorno, sentendosi unici detentori delle chiavi della città e interpretandone una incomprensibile sovranità. Anche quest'anno ritornando ad Alghero mi ha colto un senso di scoramento. Ma cosa avviene? mi sono chiesto. È possibile che non ci si accorga della invivibilità in cui oggi versa la città? Certo, siamo in agosto e una marea di persone si è riversata sulla riviera del corallo contribuendo a rimpinguare le esauste casse di tante attività colpite dalla pandemia. Certo, questo è un elemento importante che rappresenta una necessaria boccata di ossigeno.
Mi si consenta di dire che la cosa è però del tutto aleatoria, in quanto rappresenta una soluzione solo provvisoria e non frutto di un progetto, di un disegno specifico di sviluppo e di risanamento. Alghero è esangue non solo nelle casse dei commercianti ma soprattutto nella sua vivibilità. Ho trovato una città caotica, disordinata, ferita in tutte le sue parti, dalle strade dissestate, al verde, alle esasperate concessioni che tolgono ai cittadini spazi vitali per la loro esistenza. Oggi guardavo Piazza Sulis con quella specie di baraccone del tutto improvvisato e di infima qualità. Quella piazza era uno dei fiori all'occhiello di Alghero insieme a Piazza Civica e Piazza San Francesco. Erano punti d'incontro con attività che offrivano qualità ed erano decisamente ben frequentate. Ora cosa sono? A proposito dell'accrocchio di giostra presente in Piazza Sulis alle mie perplessità qualcuno ha risposto: meglio che piena di moto parcheggiate. Rimango stupito. Ma ad Alghero non si riesce neanche a far rispettare uno spazio vitale e di qualità dalla presenza di moto che verrebbero parcheggiate? È qui si apre un altro capitolo relativo ai parcheggi.
Insomma, speravo di trovare una città diversa, una città governata da politici che dovrebbero guardare più al futuro senza evidentemente dimenticarsi del presente. Oggi il mondo sta però cambiando o lo farà in maniera sempre più veloce, a cominciare dalla transizione ecologica. Se avesse una visione proiettata ai prossimi vent'anni, Alghero potrebbe essere ancora una volta apripista per una nuova Sardegna, così come lo fu qualche anno fa nel turismo, ma erano altri tempi e soprattutto c'erano altri uomini. Oggi la politica è scaduta e ad Alghero si sono acuiti divari e dissidi. Dietro le quinte dell'amministrazione tirano le fila lobby di potere che non si espongono in prima persona ma che tendono a condizionare il governo della città e a consolidare il proprio potere. Non voglio addentrarmi oltre, questo spazio non mi consente di esprimere compitamente il mio disagio verso un amore che pian piano si sta consumando. Un'ultima annotazione di costume a proposito di ciò che rappresenta un segno di una bassa cultura, capace oramai di contagiare come una malattia il tessuto sociale di questa città.
È vero che siamo a Ferragosto e che quindi come da tradizione si deve festeggiare, ma io non ho mai visto alle quattro del mattino orde di ragazzine fra i 14 e i 16 anni con improbabili dress-code che come pecore smarrite girovagano fra i diversi bar di infimo livello dove, vista l'ora, primeggiano montagne di spazzature. Tengo a rimarcare di non essere certo un moralista, sono anzi il primo dei peccatori, ma è davvero sconfortante vedere questa gioventù aggirasi senza una meta, allo sbando totale. Evidentemente c'è qualcosa che non va e su questo dovremmo riflettere. Non parliamo poi di Covid e di assembramenti. Questo termine dopo quanto ho visto è del tutto fittizio, si trattava invece di orde di persone ammassate l'una all'altra senza l'ombra di una mascherina. Impossibile in questo edificante quadro vedere la minima presenza di forze dell'ordine. Credo di essermi così attirato ulteriori antipatie oltre alle critiche di chi pensa che io voglia fare sempre il primo della classe. Sono invece un algherese visionario e sognatore che ama profondamente la sua città, che ha avuto la fortuna di viverla in tempi oggi invidiabili e che soffre nel vederla così maltrattata.
*già assessore regionale e comunale al Turismo
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